mercoledì 27 febbraio 2013

Pagliano? Chi era costui?


Sharon, Paola, Giulia e Carlotta si stanno occupando di approfondire la committenza del dipinto  raffigurante Lo sbarco dei Cacciatori delle Alpi a Sesto Calende il 23 maggio 1865 e la figura di Eleuterio Pagliano, il pittore che dipinse l’opera grande quanto uno schermo cinematografico che si conserva a Villa Mirabello
Carlotta racconta che stanno utilizzando alcuni libri e diversi documenti risalenti all'Ottocento oltre alle numerose lettere scambiate tra gli eredi dei committenti e il direttore del museo di Villa Mirabello al tempo della donazione del dipinto alla Città di Varese, avvenuta nel 1952. 

Sharon, Paola, Giulia e Carlotta al lavoro nella biblioteca di Villa Mirabello
Carlotta tradisce l'emozione della ricerca e ci dice che: “Ci stiamo confrontando con fonti molto vicine all’artista, come ad esempio i carteggi scambiati da Pagliano con un suo caro amico. Dai documenti dell'epoca ricostruiamo in presa diretta la biografia del pittore, ed è così che abbiamo scoperto che non è stato solo artista, bensì anche un soldato e che venne direttamente coinvolto nelle vicende belliche del Risorgimento, come capo infermiere.”
Paola approfondisce il discorso: “Un altro dei nostri compiti è quello di scoprire la storia dell’opera, di analizzarla dal punto di vista artistico, studiando anche le opinioni della critica. Alcuni ad esempio si aspettavano un’opera più dinamica, che rispecchiasse meglio l’avvenimento storico.”

 Eleuterio Pagliano, Lo sbarco dei Cacciatori delle Alpi a Sesto Calende il 23 maggio 1859.
Sharon aggiunge infine che: “Ci sarebbero talmente tante cose da dire, che è impossibile descriverle tutte in un minuto! Siamo dei privilegiati. Abbiamo la possibilità infatti di confrontarci con dei documenti originali e di osservare il quadro a 5 cm di distanza. Un’opportunità unica insomma!”
Un'avventura particolare e una scoperta è stata la visita al Cimitero di Giubiano, dove sono sepolti alcuni garibaldini e dove abbiamo visto monumenti molti belli. Secondo Carlotta, in realtà “l’atmosfera era un po’macabra”, ma è importante distinguere la funzione di puro cimitero e la componente artistica del luogo, che viene solitamente poco considerata. Infatti, le tombe monumentali sono delle vere e proprie fonti storiche che non vanno assolutamente trascurate.
L'ultima battuta sulla libertà di questo tipo di lavoro. 

 Le ragazze sono concordi nel rilevare la bellezza di avere la possibilità di rendere noto un quadro altrimenti poco conosciuto: “Scoprendo un sacco di cose che altrimenti a scuola non avremmo mai studiato!” Poi l'approccio qui è tutto diverso rispetto a scuola dove l'attività è pianifica e siamo sempre un po’ controllati e indirizzati: i giovani del Cairoli imparano ad autogestirsi. 
Ma soprattutto “Niente ansia da voto! Facciamo questa cosa non perché siamo obbligati a farla ma perché ci interessa farla, si tratta di cultura vera e propria!!!”
Laura Giboli
per museicivicivarese.blogspot.it/

lunedì 25 febbraio 2013

Rituali vuoti e questioni insolubili nella cultura? Le idee positive di Adriano Gallina.

Il Teatro di Varese e il suo direttore, Filippo de Sanctis, la scorsa settimana hanno organizzato un incontro con alcuni candidati alla Regione Lombardia sul tema: "Varese è cultura?". 
L'iniziativa ha suscitato reazioni positive e al contempo delle critiche, come quelle espresse da Clara Castaldo per Artevarese, che abbiamo riportato sulla fan page del Castello di Masnago. 
Adriano Gallina, direttore di teatro e docente universitario, che non è nuovo a interventi sul tema della cultura in Italia come ben si comprende dalle sue pubblicazioni e dal suo blog (http://adriano-gallina.blogspot.it/), ha accettato per i Musei civici di mettere nero su bianco alcune idee.

La compagnia Coltelleria Einstein di Alessandria
da http://adriano-gallina.blogspot.it/

Se posso intervenire - dal piccolo "pulpito" di concretezza attestatomi nell'articolo di Clara Castaldo - mi pare che alcuni dati siano indiscutibili:



1.      Ancora una volta (ma quanto ci siamo abituati?) dal tavolo dei politici - con le dovute eccezioni - non sono arrivate risposte che non fossero sostanzialmente rituali. Il doveroso, stinto e consumato omaggio virtuale ad una componente della vita civile - la cultura - che ormai non fa più neppure la sua comparsa nel quadro dei programmi elettorali.



2.      L'appello al dialogo virtuoso tra pubblico e privato lungo l'asse della sostenibilità economica della cultura di qualità - in qualche misura ripreso nell'articolo - è invece ormai il prezzemolo (un po' allucinatorio) della nostra minestra quotidiana "ai tempi del colera del welfare".

Di quale "privato" stiamo parlando, infatti? Del crowfunding? Dell'impresa? Delle fondazioni bancarie? Degli spettatori?

In tempi di crisi nera - che ricade anche e soprattutto sui cittadini - crolla irreparabilmente la domanda di base (e analogamente crollano, se mai vi sono state, pressoché tutte le forme di mecenatismo individuale collegate al settore culturale); l'impresa - il nostro piccolo "lunpenkapitalismus" brevimirante - non ha mai costituito in Italia una credibile risorsa per cultura, se non come fonte di marginali economie accessorie; rimangono le fondazioni bancarie, ovviamente: ma vorrà pur dire qualcosa il fatto che - a fronte di una Fondazione Cariplo che persiste incredibilmente ed onorevolmente ad investire 19,5 mln annui sul settore culturale - si accompagni, in parallelo, una Regione Lombardia che ha disimpegnato nell'arco degli ultimi 10 anni (nell’Era Albertoni-Zanello-Buscemi-Aprea) circa l'80% delle risorse e che, da qui al 2015, prevede ulteriori tagli del 74%, attestando la spesa sull'ordine dello 0,01%? Questa non è crisi. E' elementare delega al privato di una funzione suplettiva pubblica, e Fondazione Cariplo è - oggi - il vero ed unico assessorato alla cultura della Lombardia.



3.      Le imprese culturali quindi, da un lato, hanno imparato a maneggiare ed interpretare correttamente i bandi, a professionalizzarsi, a dialogare con le Fondazioni bancarie e a progettare seriamente, a tentare di rafforzare la relazione con un (proprio) pubblico e a perseguire la via di una possibile "economia di sussistenza", del tutto estranea alla logica dell'assistenzialismo puro (e se sopravvivono, significa che - per quanto sempre meno - è possibile).

Dall'altro lato, tuttavia, non riteniamo che sia una necessaria istanza politica (prima ancora che un bisogno delle organizzazioni culturali) chiedere, pretendere, che l'ente pubblico faccia il proprio mestiere anche in quest’ambito, consideri la cultura come "pubblico servizio", la sostenga decorosamente, ne interpreti correttamente (e ne indirizzi) le possibili dinamiche anche economiche, di crescita, di sviluppo?

E che questo sia perseguibile - rivalutando le priorità ed invertendole, se necessario - anche nel quadro dell'attuale crisi?

E che, quindi, la scelta anche in questo campo sia sostanziale scelta politica e non, come a volte vogliono farci credere, una sorta di "legge naturale" della grande depressione, dell'Europa, del Mondo, del Sistema Solare?



4.      Quanto infine alla critica mossa dall'articolo al "senso" del dibattito, muoverei da una duplice riflessione: da un lato la presenza diffusa di operatori (che è del resto quasi una costante di queste occasioni pre-elettorali) non é che una nuova conferma del fatto che il mondo della cultura ha la necessità di confrontarsi con l’universo della politica. Di cogliere l’attimo di un momento di interlocuzione sui programmi e sulle prospettive, sebbene a volte, purtroppo, con l'atteggiamento che il ministro Bondi qualche anno fa ebbe la bontà (e lo stile) di definire "accattonaggio"). Il contrario non avviene quasi mai, se non nei termini della captatio benevolentiae pre-elettorale.

Non eccederei invece (pur apprezzando, davvero, l'entusiasmo di Filippo De Sanctis che ha organizzato l’incontro) nell'attribuire all'iniziativa un senso in prospettiva più elevato di quanto non abbia avuto: all’Apollonio gli operatori non si sono incontrati per un dialogo tra loro (per un “dià-logos”, un confronto di ragioni ed orientamenti volto ad una possibile (?) sintesi più alta, sul piano teorico ed operativo). Del resto, probabilmente, non era quella la sede e personalmente sono molto pessimista, in via generale, sulla reale possibilità di oltrepassare – motu proprio - una dimensione sostanzialmente monadica dell'arcipelago culturale, non solo varesino. E questo valga in primo luogo per me.



5.      Che un arcipelago esista (con il suo portato topologico, che rimanda all’immagine di isole ben circondate dal mare e con pochi traghetti e che tuttavia compongono un’area geografica univoca e, a suo modo, omogenea), è però indiscutibile. A dispetto della un po’ stinta litania secondo cui a Varese vi sono poche occasioni di crescita culturale, è sufficiente “fare un giro” sui media online (varesecultura in testa, oggi) per verificarne al contrario quotidianamente la densità e la frequenza: a Varese accadono, oggi, moltissime cose. Segnate a mio modo di vedere da profondi dislivelli - qualitativi, economici ed organizzativi - ma accadono.

Quel che occorre chiedersi, quindi, è semmai se questo “Tutto” varesino - che emerge dalla semplice somma delle parti - sia sufficiente. O se - al contrario e con un paradosso matematico caro alla teoria dei sistemi - non produca in realtà attualmente, proprio perché frammentato in isole non interconnesse, molto meno delle sue effettive  potenzialità.

Fuor di teoria: non è forse giunto il momento di chiederci se un tentativo di “porre a sistema” l’esistente, tentando di facilitare visioni artistico-culturali unitarie (ma soprattutto unitari percorsi promozionali, organizzativi, economici) non consentirebbe oggi di lasciar emergere qualità globali assolutamente superiori alla somma delle parti?

E’ una domanda lecita, mi pare.



6.      Da questo angolo visuale, peraltro, è interessante rilevare come – anche storicamente, nel nostro Paese – i percorsi più o meno ben riusciti di aggregazione tra organismi culturali non si siano mai avviati spontaneamente, ma sempre in presenza di chiari indirizzi ed incentivi di derivazione istituzionale (penso al vecchio bando Cariplo sulla costituzione di reti, per esempio; o all’invito alle fusioni presente nel regolamento ministeriale Veltroni sullo spettacolo del ’99). Occorre un catalizzatore istituzionale, in breve, che attivi – per restare nella metafora fisico-chimica – gli elementi di potenziale “attrazione magnetica” tra le organizzazioni culturali, facilitandone (e rendendone concretamente interessante) l’accostamento, in vista di più interessanti ed emergenti risultati d’insieme.

E’ nella promozione concreta di percorsi di questa natura – sia pur nella loro complessità – che potrebbe trovare a mio avviso senso profondo (e in fondo anche più matura dignità) la funzione politico-istituzionale in campo culturale. Non nella distribuzione di misere regalìe più o meno ben mirate, né – men che meno – nell’assunzione diretta di funzioni produttive o artistiche e nemmeno, in fondo, nella cooptazione di singoli soggetti cui viene affidato il compito di “unirsi e prolificare”: ma, al contrario,  in un’analisi dei bisogni e nella conseguente promozione di forme e contenitori – sostenuti economicamente, ovviamente nei limiti del possibile ma decorosamente – che agevolino l’incontro tra organizzazioni e la progettazione di sistemi culturali. L’idea – contro ogni obiezione di dirigismo – è che l’universo della politica si configuri come reale luogo di produzione di indirizzi su percorsi (non su contenuti) che, legittimamente, vengono ritenuti più utili e proficui per la città e, quindi, maggiormente meritevoli di incentivazione. Si tratterebbe anche per il Comune, del resto, di una qualificazione (e razionalizzazione) della spesa. Il tutto, a mio modo di vedere, lungo un’idea seria di funzione pubblica della cultura.

Riprendendo per l’ultima volta (giuro!) la metafora “campaniana” degli orticelli: inutile sperare che, spontaneamente, i piccoli e piccolissimi latifondisti abbattano le loro enclosures, ma – forse – una chiara indicazione (eterodiretta) dell’esistenza di incentivi all’apertura degli steccati e alla progettazione di nuove colture potrebbe aiutare. Credo che l’apertura al dibattito offerta da Varesecultura e dal blog del Castello di Masnago (che ringrazio per l’ospitalità) sia – possa essere – un interessante passo in questa direzione.  

E allora, ecco la proposta davvero concreta, perché non ragionare tutti - da subito e insieme al Comune – sul potenzialmente preziosissimo bando 2013 lanciato da Fondazione Cariplo  e relativo alla progettazione e costruzione di “sistemi urbani”? (http://www.fondazionecariplo.it/static/upload/aec/aec_cultura_aree_urbane_2013.pdf)?



Una domanda, credo, non accademica.

Grazie per l’accoglienza.



Adriano Gallina

sabato 23 febbraio 2013

E' possibile studiare senza verifiche e interrogazioni?

Sharon racconta che al Museo studia senza il peso di verifiche e interrogazioni:
E' trascorsa una settimana dall'ultimo incontro dell'Alternanza Scuola-Lavoro, e bisogna ammettere che 6 ore di scuola pesano MOLTO di più di 4 ore di spensieratezza, in cui abbiamo avuto la possibilità non solo di sfogliare preziosi documenti del 1800 ma anche di conversare amabilmente fra amici. E' proprio questo il bello del progetto che noi svolgiamo: studiare (perchè alla fine è anche questo che facciamo), ma senza il peso delle verifiche e delle interrogazioni e la tipica svogliatezza degli studenti. La nostra non è una ricerca fine a sè stessa, ma nasce da un sincero desiderio di conoscere. Se siete animati dallo stesso entusiasmo per la cultura e dalla stessa ostilità verso la scuola venite a trovarci nelle giornate del 16 e 17 marzo e del 26 maggio! ;) (Ed è una rappresentante d'istituto a dirvelo! ;D)

E Claudio scopre la storia di Varese:
Ciao a tutti! Io sto lavorando nel Gruppo "Ernesto Cairoli & famiglia". Devo ammettere di essere stato un po' scettico inizialmente su questo argomento, ma ora ho cambiato totalmente idea :) Quella che sto affrontando si sta rivelando un'esperienza davvero interessante e coinvolgente, perché ho scoperto aspetti storici della città in cui vivo che non conoscevo minimamente e soprattutto l'importanza che ebbe nelle guerre d'indipendenza. Ora mi sento un po' più fiero di essere Varesino :)
 

giovedì 21 febbraio 2013

GRAZIE!!!


 Non la faremo troppo lunga, ma siamo davvero contenti.
MILLE GRAZIE a tutte le amiche ed a tutti gli amici che ci hanno regalato un “mi piace” su questa pagina.
Grazie perché il nostro piccolo risultato arriva accompagnato da tante attestazioni di stima e di complimenti per il lavoro che facciamo, principalmente nel nostro tempo libero, per completare il servizio che offriamo con il sito di VareseCultura.
In pochi mesi dal completo restyling del sito e delle pagine facebook di VareseCultura e del Castello di Masnago abbiamo già raggiunto qualche traguardo: le visite sul sito sono circa duecento al giorno, i “mi piace” delle due pagine fb sono quasi 6.000 e anche su twitter ce la caviamo.
Il tutto senza trucchetti o scorciatoie, ma solo attraverso il costante contatto con tutti voi.
Ma, soprattutto, i dati sono in crescita continua ed insieme anche le segnalazioni che ci arrivano.
Siamo ormai il sito che ha il maggior numero di informazioni sulle attività culturali del territorio, con il risultato di attirare maggior pubblico e così via.
Si chiama “circolo virtuoso” e ci pare di averlo innescato, soprattutto grazie a voi.
Continuate a seguirci, a spronarci ed a segnalarci quel che accade.
Siamo qui apposta.
Grazie “mille” e oltre.

...e Buonanotte.

da: https://www.facebook.com/varesecultura.it

Come è morto Ippolito Nievo? Cosa è successo a Varese il 26 maggio 1859, quando l'esercito austriaco tentò nella prima città liberata della Lombardia?


Come è morto Ippolito Nievo? Cosa è successo a Varese il 26 maggio 1859, quando l'esercito austriaco tentò nella prima città liberata della Lombardia?
A queste domande risponderanno i gruppi di lavoro cui appartengono Federica e Thomas.

Federica:
Ciao a tutti! Faccio parte del gruppo che si occupa dei partecipanti"pettegolezzi" su quattro dei personaggi che hanno partecipato alla battaglia di varese. Tra i vari pettegolezzi che abbiamo trovato c'è anche quello riguardante la misteriosa morte, dovuta all'affondamento dell'"Ercole", di Nievo, giovane ma con un incarico molto importante...è stato davvero un incidente?? Se volete saperne di più venite a sentirci il 17 marzo!! Ciaoo:)



E Thomas:
Ciao ragazzi! Io insieme a Sofia, Rodolfo e Andrea faccio parte del gruppo che si occupa dell'analisi delle fonti riguardanti la battaglia di Varese, e piú in generale, che si occupa dell'aspetto storico. Al contrario di quanto si possa immaginare non si tratta di un lavoro noioso, anzi, si tratta di un'esperienza davvero unica, poiché ci permette di approfondire aspetti (anche poco conosciuti) della nostra storia locale e Nazionale! Questo progetto si concluderà il 17 marzo 2013, proprio il giorno in ricordo dell'Unità d'Italia; insomma, se volete fare un salto nel passato proprio non mancare! Ciao :)

martedì 19 febbraio 2013

Le ricerche continuano...

Altri racconti dai gruppi di lavoro sul Risorgimento a Varese:

"Ciao a tutti ! :) insieme a Sharon, Paola e Giulia mi occupo della parte del progetto riguardante l'artista ,Eleuterio Pagliano, e della storia del dipinto.
Quella che stiamo facendo è davvero un'esperienza fantastica sotto ogni punto di vista : lavorare in gruppo permette di conoscerci meglio e soprattutto di capire un po' come funziona il ''gioco di squadra''; inoltre l'analisi di documenti originali permette di avere un approccio più immediato ed interessante con la storia!
Come già detto da Laura, presenteremo i nostri lavori 16/17 marzo e 26 maggio! Saranno queste le giornate in cui potremo rendervi partecipi del nostro lavoro !
Vi aspettiamo numerosi !!!! :)
Carlotta"

e Giada:
Ciao :) insieme a Claudio, Cecilia e a Giorgia mi occupo dei fratelli Cairoli e in particolare di Ernesto Cairoli che perse la vita a soli 26 anni tra i Cacciatori delle Alpi nella famosa battaglia di Biumo Superiore il 26 maggio 1859. In occasione della morte del giovane, Pasquale Contini, uno tra i primi cantori del Risorgimento italiano, scrisse una poesia in cui immagino' Ernesto e la madre Adelaide Bono parlare tra loro. Il 12 agosto 1859, qualche mese dopo la morte del figlio e la pubblicazione della poesia, Adelaide Bono scrisse un'epistola a Contini per ringraziarlo del gesto. Cosi scriveva quindi la madre del giovane Ernesto Cairoli: "Nè di lei versi, ho ritrovato il mio Ernesto, l'angelo mio perduto... l'ho ritrovato nella sua devozione a tutto quanto è nobile, buono, grande, nel suo amore infinito alla patria, nell'affetto, che tendeva all'adorazione, a me desolata, inconsolabile madre, nel suo attaccamento alla famiglia."

sabato 16 febbraio 2013

Scelte di fondo e politica culturale.


Sappiamo bene che l'argomento campagna elettorale procura orticarie diffuse ai cittadini, ma il tempo delle elezioni è forse l'unico momento in cui un barlume di ascolto, un vago cenno di attenzione, perviene da chi si candida.
Per questa ragione è sempre utile incalzare i candidati, far loro domande, porre problemi.
Particolarmente per noi di Lombardia che andiamo a rinnovare anche il governo regionale.
Ma occorre capirci bene e definire di cosa stiamo parlando. Infatti troviamo del tutto inutile ed anche controproducente cercare di "strappare" promesse di finanziamenti per singole iniziative o strutture, circuire i candidati con il solo scopo di portare a casa qualche euro in più per organizzare un festivalino od una mostricina, da inaugurare offrendo due salatini più del solito.
Così è facile,  rende facile ai candidati sorridere e promettere; una volta eletti, poi, si vedrà.
Più complesso è, come sempre, ragionare e farli ragionare.
Parlare di scelte di fondo, di politica culturale, dei temi della sussidiarietà sia a livello locale che nazionale, con evidenti risvolti legati alla riforma del Titolo V della Costituzione (sciagurata riforma!).
Parlare del fatto che la Regione Lombardia governa il settore Biblioteche con una Legge del 1985 (28 anni fa) ed il settore Musei con una Legge del 1974 (39 anni fa), Leggi che mostrano la corda essendo legate a tempi ed a modi di pensare che non esistono più.
Ancora più complesso è ragionare delle modalità con cui si erogano i servizi, visti i fallimenti di forme inventate per eludere i tagli alle spese come le Fondazioni o le Istituzioni.
Oppure parlare di sistemi culturali andando contro l'onanismo di tanti che si vedono nello specchio come "i più belli del reame" e non dialogano con la realtà che li circonda, anzi non la vedono proprio.
O, ancora, capire se non vale la pena di riprendere il tema dei "Distretti Culturali" e, con questi, anche una relazione più costruttiva con le Fondazioni Bancarie, viste ormai solo come mucche da latte.
Temi come l'integrazione tra Cultura e Turismo, governati da due differenti Assessorati regionali e spesso, a cascata, da differenti Assessorati Comunali, non entrano nell'agenda perché nessuno li affronta.
Così, visto che qualche candidato ha messo il suo "mi piace" qui da noi, mettiamo noi le questioni sul tavolo, senza chiedere promesse, per carità, ma invitando chi si candida a governarci a riflettere, a studiare, perché i temi sollevati non sono marginali, come non è marginale per un popolo crescere culturalmente e dunque diventare più consapevole.
Poi verremo a bussare, dopo le elezioni, per vedere se avranno studiato davvero, non per chiedere elemosine. Prima di tutto il pensiero, le intenzioni seguiranno.

da www.varesecultura.it

venerdì 15 febbraio 2013

Ecco i primi racconti!!!



Dopo alcuni giorni di lavoro a Villa Mirabello, sul gruppo di Facebook Un giorno al Museo iniziamo a raccontarvi quello che facciamo. 
Ecco Sofia Comini:
Ciao a tutti :) faccio parte del gruppo che ha il compito di occuparsi dell'analisi critica dei testi riguardanti la storia della battaglia di Varese :)
È un lavoro fantastico che permette di capire al meglio la storia che più ci riguarda, ovvero quella che ha interessato la nostra città :)
Inoltre è un'opportunità che non si ha tutti i giorni quella di lavorare con testi originali dell'Ottocento, e sono davvero entusiasta di come stia procedendo questo progetto! :) vi lascio con la foto di un documento che abbiamo analizzato con la forma di Garibaldi :) un bacio!
"L'Italia co' suoi figli uniti, e purgata dalla dominazione straniera, ripiglierà il posto che la Provvidenza le assegnó tra le nazioni." 
Garibaldi

e Maria Vittoria Carosi (entrambe ragazze di II liceo):
Il mio gruppo di lavoro si occupa dell'analisi alcuni personaggi che hanno partecipato alla Battaglia di Varese nel 1859.Uno di questi è proprio Ippolito Nievo che trasmettendo un PROFONDO SPIRITO PATRIOTTICO, combatté con grande ardore per veder concretizzato il sogno di un'Italia Unita! Ricordarlo mi sembra opportuno in un momento in cui questo spirito patriottico sembrerebbe venir meno ;)
“Cavalieri improvvisati
Senza sacco e senza affanni,
A combatter siamo andati
Le falangi dei tiranni,
Noi di guerra fummo araldi,
Fummo guide e scorridor:
Viva, Viva Garibaldi,
Sempre avanti, o cacciator!"

da "Gli Amori Garibaldini" di Ippolito Nievo

mercoledì 6 febbraio 2013

1962: Mostra del Morazzone

Allora faccio una domanda: un pomeriggio del 1962, Villa Mirabello. Nessun pezzo post-1200 d.c. è esposto in maniera permanente nel museo: solo una mostra.
La mostra di Morazzone di Mina Gregori (con la famosa introduzione di Roberto Longhi) è aperta e accorrono migliaia e migliaia persone. Lucio Fontana, Renato Guttuso, Mina Gregori, Piero Chiara, Giovanni Testori (mi sa che Longhi bigiò...) si trovano davanti ai quadri per parlare di arte contemporanea, arte antica, Morazzone. Le cronache raccontano di una accesa discussione, con Fontana che non apprezza Morazzone, Guttuso la butta in caciara, Gregori livida e combattiva, Testori e Chiara che tentano una mediazione.
Possiamo dire che Varese non ha ancora un Museo di arte moderna? Possiamo dire che il Museo è solo un Museo archeologico?

lunedì 4 febbraio 2013

Il blog dei Musei civici di Varese

IL QUADRO VIVENTE!
IL CAIROLI LAVORA AL MUSEO

Le prime persone a raccontare la loro esperienza sul blog saranno 21 ragazze e ragazzi del Cairoli che lavorano al Museo civico di Varese. 
Il loro percorso arriverà a un primo momento conclusivo il 15-16 e 17 marzo, quando in occasione della festa nazionale vi presenteranno "Lo spettacolo del Risorgimento". Ma con un titolo nuovo e tantissimi "contenuti speciali". 
Il gruppo è guidato da 5 esperti di comunicazione, ma raccoglie le idee, le suggestioni, le emozioni di tutti. 
Il blog ospita frasi, immagini, video, link, qualsiasi cosa che stia dentro i punti cardinali del nostro lavoro.
Seguiteci anche su Facebook e iscrivetevi al gruppo: Una giornata al Museo.