giovedì 28 marzo 2013

I soldi dei cittadini e il catalogo del Museo

Ieri mattina a Palazzo Estense, di fronte ad uno sparuto numero di giornalisti - ringrazio Chiara Frangi, Alessandra Toni e Clara Castaldo per aver avuto la pazienza di ascoltarci - l'Amministrazione comunale ha presentato il progetto di crowdfunding destinato alla stampa del Catalogo delle opere d'arte del Comune di Varese.
Avremo tempo di illustrate le scoperte, il tanto lavoro fatto, ci sarà modo in questi mesi di spiegare a cosa serve il catalogo. Un po' lo abbiamo già fatto e continueremo a farlo.
Ora una riflessione sulla modalità di finanzamento.
In questi ultimi quattro anni il Museo civico ha cercato di intercettare in maniera sempre più puntuale i bisogni delle persone attraverso varie strade: in particolare seguendo gli indirizzi dettati dai referenti politici eletti da migliaia di varesini, ascoltando le associazioni culturali, interpellando con assiduità studiosi, restauratori ed intenditori della materia, ci siamo confrontati con club di servizi e altri sostenitori.
Negli ultimi due anni poi abbiamo cercato di capire cosa vi serve anche attraverso internet, in modo da sperimentare la bontà del nostro servizio - siamo al vostro servizio!- in maniera ancora più allargata.
Contemporaneamente abbiamo ben chiaro il nostro lavoro secondo la legge e, in particolare, ogni atto che compiamo al Museo è una riflessione sulla Costituzione della Repubblica, che 
"promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione". Una cosa bellissima e degna di un paese modello per il mondo intero.
Niente altro.
Oggi si fanno avanti altre priorità, che tutti conosciamo e il contesto in cui noi svolgiamo il nostro lavoro è sempre più difficile. "Ci sono altre cose da finanziare prima della cultura". Questa frase si sente ad ogni angolo di strada: è un pensiero diffuso. Sbaglio?
Eppure noi sappiamo che la cultura sta alla sorgente della soluzione, non è un effetto collaterale del benessere: "Qual'è il danno per una persona se il suo educatore non ha una formazione culturale solida e aggiornata?". Oppure: "Quanto perde un'impresa italiana nel mondo globalizzato senza avere nel suo dna la cultura italiana?". E in generale: "Quali sono i danni per una società se educatori e imprese non usano la cultura come un faro?". Sono due esempi, anche banali.
Con il crowdfunding non vogliamo realizzare un progetto, ma modificare il contesto. 
Vogliamo cambiare la cornice.
In spiccioli (parola quanto mai significativa): meglio 2000 donazioni da 2 euro che una sola da 15.000.  Significherebbe che duemila persone hanno detto: "Non ho soldi, ma ci tengo!"
Per questo dovete essere presenti, smettere di pensare alle cose che non vanno, e dire: "Io ci sono!"
http://www.buonacausa.org/cause/catalogomuseivarese
DC


 

sabato 16 marzo 2013

Il successo di ieri con gli studenti!

DOMENICA A VILLA MIRABELLO LA STORIA PRENDE VITA

Questa mattina più di 150 ragazzi del liceo classico “Ernesto Cairoli” hanno preso parte alla visita  della sezione risorgimentale dei musei civici di Villa Mirabello, accompagnati dai loro ventuno compagni dell’alternanza scuola-lavoro.

L’iniziativa ha riscosso grande successo: i ragazzi, che da gennaio hanno preso parte a questo progetto, hanno spiegato come si  sono svolte le loro ricerche e hanno esposto con grande entusiasmo gli approfondimenti  effettuati in merito ad alcuni temi riguardanti lo sbarco di Garibaldi con i Cacciatori delle Alpi a Sesto Calende e la battaglia di Varese nel maggio 1859.

A seguito delle loro coinvolgenti introduzioni ha avuto inizio lo Spettacolo del Risorgimento che anima la sezione risorgimentale dei Musei civici. 


I ragazzi del liceo hanno trovato davvero entusiasmante questa proposta, hanno infatti avuto modo di conoscere una parte fondamentale della storia del nostro paese e soprattutto della nostra città che altrimenti non avrebbero mai potuto scoprire sui libri di scuola.

Domenica 17 marzo, a partire dalle 9.30 e in un percorso dalla durata di circa un’ora e venti minuti, lo spettacolo sarà aperto a tutto il pubblico e sarà possibile conoscere la storia di quei giorni così importanti grazie al racconto degli studenti e alla performance di luci e suoni che rende il dipinto monumentale un quadro vivente.

Sarà un evento davvero eccezionale, impossibile mancare!



LA STORIA PRENDE VITA. . .  Il Cairoli al museo

Domenica 17 marzo

Musei civici di Villa Mirabello

piazza Motta 4, Varese

9.30-12.30 / 14.00-18.00



Le visite, comprensive della proiezione intitolata Lo Spettacolo del Risorgimento si articoleranno col seguente programma:

domenica 17 marzo presso i Musei civici di Villa Mirabello:

dalle 9.30, dalle 10.50, dalle 14.00, dalle 15.20, dalle 16.40.

INGRESSO GRATUITO



Per info:


0332 255473 / 0332 255485

venerdì 15 marzo 2013

Tanto patriottismo e non solo!

Ed eccoci giunti alla fine delle nostre interviste. Concludiamo dunque con il gruppo di Maria Vittoria, Federica, Carola e Margherita, le ragazze che si stanno occupando in un certo senso dei “gossip” sulla Battaglia di Varese.
Carola ci racconta che stanno analizzando e relazionando la vita e le opere di quattro dei maggiori esponenti dei cacciatori delle Alpi coinvolti nella Battaglia di Varese, ovvero Guerzoni, Nievo, Simonetta e Carrano. Come gli altri gruppi stanno consultando fonti storiche dirette che forniscono le biografie di questi personaggi, ma questa volta c’è qualcosa di nuovo: per delineare un ritratto di Guerzoni e di Nievo stanno utilizzando come fonti direttamente i loro stessi scritti, dove essi parlano anche di altri personaggi fondamentali. Si tratta sempre di volontari garibaldini, animati da ideali patriottici e idealisti.
Federica si lascia scappare alcune indiscrezioni riguardo le circostanze misteriose della morte del poeta  Ippolito Nievo, e sarebbe davvero un peccato non andare a fondo in questo enigma durante l’iniziativa di Domenica! 

Margherita inoltre ci illustra un altro importante metodo di ricerca, molto utile per gli storici, che hanno scoperto proprio qui durante le ore di alternanza scuola-lavoro: cioè l’utilizzo del sito opacsbn. Un sito nazionale a cui tutti possono accedere e al quale sono iscritte molte biblioteche civiche. In pratica è lo stesso sistema di ricerca attuato nella biblioteca civica di Varese ma ampliato a livello nazionale, insomma… un vero asso nella manica per tutti i ricercatori.
Tutte le ragazze mi sembrano davvero entusiaste di quest’esperienza, ma anche l’ambiente in cui si sono trovate a lavorare ha fatto la sua parte, Maria Vittoria infatti ci confessa riferendosi ai Musei Civici di Villa Mirabello: “ l’ambiente qui è davvero suggestivo, lavoriamo in un posto bellissimo con una vista mozzafiato circondate dai libri; insomma, è davvero impossibile non trovare l’ispirazione qui!!”
Federica conclude l’intervista osservando che la conversazione tra i membri del gruppo aiuta a memorizzare le nozioni imparate più facilmente ed in modo indelebile. Inoltre secondo la sua opinione ci si sente sicuramente più liberi di parlare e intervenire senza il timore di essere giudicati e valutati da qualcuno.
Quel che è certo, parlando con tutti i gruppi, è che questa alternanza scuola-lavoro è stata senza dubbio un’esperienza fantastica che ci ha dato l’occasione di imparare ad autogestirci e a maturare confrontandoci in prima persona con le fonti dirette senza l’intervento di alcun docente; senza dimenticare l’opportunità che abbiamo avuto di socializzare e confrontarci con alcuni nostri coetanei. Ma, soprattutto, il fatto certamente più interessante… abbiamo potuto scoprire una parte importante della storia della nostra stessa città e del ruolo fondamentale che ebbe per l’unità d’Italia e ancora scoprire le vicende di alcuni valorosi varesini che hanno combattuto fino alla fine per la propria patria. Come non si potrebbe dunque ritenerla una fantastica esperienza completa sotto tutti i punti di vista?!
Laura Giboli - Museicivicivarese.blogspot.it

martedì 12 marzo 2013

Il comunicato stampa di #IlCairolialMuseo

Da venerdì 15 a domenica 17 marzo al Museo civico di Villa Mirabello 

LA STORIA PRENDE VITA.. . Il Cairoli al museo.
 
I primi due giorni sono riservati alle scuole che hanno prenotato, mentre domenica 17 marzo, in occasione della festa dell’Unità d’Italia, l’appuntamento è aperto al pubblico e gli studenti del liceo classico Ernesto Cairoli vi racconteranno il Risorgimento a Varese.

Ventuno ragazzi del quarto anno da gennaio hanno lavorato ai Musei civici di Villa Mirabello, grazie a un progetto di alternanza scuola lavoro, e hanno approfondito alcuni temi riguardanti lo sbarco di Garibaldi con i Cacciatori delle Alpi a Sesto Calende e la battaglia di Varese nel maggio 1859, introducendo allo Spettacolo del Risorgimento, che anima la sezione risorgimentale dei Musei civici.
Consultando documenti storici e divisi in gruppi di lavoro, gli studenti si sono occupati di studiare le fonti riguardanti gli eventi storici, l’autore del dipinto, Eleuterio Pagliano, le figure dei committenti, la vita di alcuni eroi garibaldini raffigurati.
Il 17 marzo, a partire dalle 9.30 e in un percorso della durata di circa un’ora e venti minuti, sarà possibile conoscere la storia di quei giorni grazie al racconto degli studenti e alla performance di luci e suoni che rende il dipinto monumentale un quadro vivente.
Durante la visita i ragazzi racconteranno al pubblico le loro ricerche, completando così lo Spettacolo con approfondimenti.
Uno dei ragazzi ha detto: «Trovo straordinario come leggendo testimonianze vere e dirette si può comprendere quanto dietro ad avvenimenti apparentemente lontani nel tempo si nascondano personaggi e situazioni in grado di suscitare a distanza di anni forti emozioni nel lettore...».
Infine, presso la Sala Giuseppe Montanari, in Via dei Bersaglieri 3, ore 16.30, avrà luogo il concerto “Voce unita e libera” dell’Accademia musicale Sant’Agostino a cura dell’Associazione per l’Italia.
 
LA STORIA PRENDE VITA. . .  Il Cairoli al museo
Domenica 17 marzo
Musei civici di Villa Mirabello
piazza Motta 4, Varese
9.30-12.30 / 14.00-18.00
 
Le visite, comprensive della proiezione intitolata Lo Spettacolo del Risorgimento si articoleranno col seguente programma:
domenica 17 marzo presso i Musei civici di Villa Mirabello:
dalle 9.30, dalle 10.50, dalle 14.00, dalle 15.20, dalle 16.40.
INGRESSO GRATUITO
 
Per info:
0332 255473 / 0332 255485

giovedì 7 marzo 2013

LO SBARCO DI PAGLIANO


Eleuterio Pagliano nasce il 5 Maggio del 1826 a Casale Monferrato da padre, Felice Pagliano, medico, e muore nel gennaio del 1903 a Milano. A partire dai 12 anni di età studia disegno e pittura all’Accademia di Brera, dove ha come professori Giuseppe Sogni e Luigi Sabatelli, specialisti del realismo. Per la propria dote artistica vince numerosi premi accademici. Ciò che principalmente emerge dalla sua personalità è però il ruolo politico: infatti egli partecipa alle 5 giornate di Milano nel 1848 e si arruola nel battaglione dei bersaglieri lombardi, tra i quali è poi eletto luogotenente, fra il 1848 e il 1849. Benché si dedichi all’arte soprattutto a partire dal 1851, realizza già numerosi ritratti dei bersaglieri sopra citati. Dopo la sconfitta francese a Roma, è costretto a esiliare dallo Stato Pontificio e a trasferirsi a Milano, e per questo, come già detto, si dedica all’arte. Nel 1859 entra come ufficiale nel corpo dei Cacciatori delle Alpi guidati da Giuseppe Garibaldi. Come Agostino Bertani, medico, scrive, Pagliano è da lui nominato capo di una compagnia di infermieri e, Bertani aggiunge, l’artista non riposa un attimo per eseguire le operazioni di recupero dei feriti con ambulanze improvvisate. Nel 1859 partecipa allo sbarco di Garibaldi a Sesto Calende, che poi ritrae in questo quadro.

Quest’ultimo, dipinto nel 1865 a Milano, è commissionato dalla famiglia Traversi e destinato alla villa di Desio, che il committente aveva ereditato dalla zio materno. Questa dimora è lasciata da Giovanni Antona Traversi a suo nipote Antonio Tittoni, impegnato in importanti incontri diplomatici internazionali che lo portano all’abbandono della villa e al conseguente trasferimento del quadro. Infatti, Mario Bartolone, direttore dei Musei di Varese, nel 1940 richiede in dono il dipinto ad Antonio Tittoni, esaltando il legame esistente tra il soggetto del quadro e il territorio varesino. La tela giunge a Varese alla vigilia dell’occupazione della villa da parte di truppe armate di varia nazionalità durante la seconda guerra mondiale, cioè il 3 gennaio del 1942.

Quelli di realizzazione dell’opera sono anni in cui l’arte trova validi motivi d’ispirazione e di espressione dai soggetti storici. In esso è, infatti, raffigurato lo sbarco dei Cacciatori delle Alpi : due barche stanno approdando, mentre altre due portano degli uomini con cavalli. Dal pontile possiamo notare la figura di Garibaldi attorniato dagli ufficiali.  Il sole è appena sorto, il cielo è sereno e la piazza è gremita di gente, affacciata anche alle finestre, a dimostrazione del’importanza dell’evento e dell’entusiasmo che ne consegue. Tutta la scena è ricca di movimento, effetto ottenuto grazie all’efficace tecnica usata dall’artista, la quale prevede delle pennellate disordinate e veloci, che da lontano rendono la scena armonica e ben delineata. L’intera tela misura 6.60 m di lunghezza e 2.95 m di altezza ed è circondata da una cornice in legno intagliato e dorato. All’interno del quadro, sul lato destro, troviamo la sigla “P” dell’autore su un tronco di legno e la datazione 1865 a destra della sigla predetta. Per quanto riguarda i personaggi raffigurati, di cui conosciamo per certo l’identità grazie all’accurata descrizione del quadro di Giovanni Cadolini del 1905, costituiscono autentici ritratti. Questo è determinato dal fatto che l’artista li ritrae avvalendosi di riproduzioni già esistenti o dagherrotipi.
Tra i soggetti ritratti, compaiono : collaboratori molti stretti di Garibaldi, esponenti di spicco della letteratura italiana, come Ippolito Nievo, e i committenti stessi dell’opera, Giovanni Antona Traversi e Claudia Grismondi Secco Suando.

Il 18 marzo 1861, giorno seguente l’unità d’Italia, in commemorazione dello sbarco delle truppe dei Cacciatori delle Alpi, guidata da Giuseppe Garibaldi, a Sesto Calende tra il 22 e il 23 maggio 1859, Giovanni Antona Traversi e sua moglie Claudia Grismondi chiesero ad Eleuterio Pagliano di immortalare quell’importante momento.  Di Giovanni Antona Traversi conosciamo la sua data di nascita, poche attività svolte nella vita tra cui quella di giurista e di deputato di estrema sinistra e la profonda amicizia con Garibaldi e Mazzini con cui condivide istanze ideologiche. Di sua moglie, invece, abbiamo conoscenze più approfondite. Nasce a Bergamo nel 1837 e riceve un’accurata educazione rivolta in particolare alla pedagogia e alle attività assistenziali con un chiaro orientamento politico patriottico. Nel 1855 sposa Giovanni Antona Traversi il quale, come dono di nozze, le permette di costruire un asilo infantile a Sannazzaro dei Burgundi, destinato ad accogliere i bambini dei dintorni; questa struttura diviene famosa in tutta Europa arrivando ad ospitare fino a 400 bambini. E’ stata, inoltre, una figura di notevole importanza per quanto riguarda la beneficenza e la politica: ha avuto, infatti, importanti incarichi nella pubblica istruzione a favore dell’istruzione femminile e dei ceti popolari, attività che l’hanno avvicinata alla “Lega per l’Istruzione del popolo di Roma”, fondata nel 1875. Nel 1899 il suo contributo alla causa femminile le ha procurato un riconoscimento ufficiale dal Congresso Internazionale Femminile di Londra. Si è spenta a Meda, presso Milano, il 3 dicembre 1908.

L’importanza di questo quadro è evidente nelle molte parole spese su di esso. Ad esempio, in occasione dell’esposizione della tela nello studio di Eleuterio Pagliano nel 1865, Giuseppe Rovani, recensore per la “Gazzetta Ufficiale di Milano” afferma che il valore sia artistico sia storico dell’opera risulterà immortale, ma aggiunge anche che l’unica critica mossa allo stile di Pagliano è quella di aver rappresentato quel fatto storico senza trasmettere l’entusiasmo e l’eccitazione che lo hanno caratterizzato nella realtà.

BIBLIOGRAFIA

·      F.Mazzocca e C.Sisi (a cura di ),1861 I pittori del Risorgimento,SKIRA,Milano 2010,pp 88-89

·      Archivio storico del Comune di Varese,Fondo Museo,                           cart. 6, fasc.4 ,Disposizioni sanitarie inviate dal capo medico Agostino Bertoni al tenente Eleuterio Pagliano

·      Anonimo,Esposizione postuma delle opere di eleuterio pagliano nel palazzo della societa’ per le belle arti,Tip. C.Monti

·      Archivio storico del Comune di Varese,Comune di Varese,Cat.9,Cart. 133,Fasc.1 
Sergio rebora, scheda in corso di stampa





LA BATTAGLIA DI VARESE

QUADRO STORICO
Nel 1859 Cavour decide di aumentare l’influenza dei Savoia sul resto della penisola. Si incontra quindi con Napoleone III a Plombieres, dove si accordano per la creazione di un regno dell’Alta Italia e anche di una confederazione tra tutti gli altri stati italiani a guida del papa.

Napoleone III per permettere l’intervento della Francia, chiede che siano gli austriaci ad attaccare, in modo da avere un “casus belli”: dunque i piemontesi fanno in modo di provocare l’Impero Austro-Ungarico con incursioni sul territorio del Lombardo-Veneto.

Gli austriaci rispondono alle provocazioni attaccando il Piemonte e permettendo alla Francia di intervenire.

Varese, essendo una delle città più vicine al confine di Stato, fu anche una delle prime città ad essere liberate.



LO SBARCO

Garibaldi viene messo al comando dei Cacciatori delle Alpi, un corpo volontario dell’esercito Piemontese. Inizialmente ha il compito di supportare gli eserciti Piemontesi e Francesi, ma poi su ordine di Vittorio Emanuele si dirige verso il Ticino, sul confine, per invadere la Lombardia e dare inizio a una rivolta popolare.

Volendo entrare di sorpresa in Lombardia manda ad Arona, la sera del 22 Maggio, le sue truppe per confondere gli Austriaci. Infatti verso mezzanotte ritorna a Castelletto Ticino, dove attraversa il fiume con un ponte di barche.

La mattina del 23 Maggio entrano a Sesto Calende, dove Garibaldi parla alla popolazione, suscitando l’entusiasmo delle masse. Lo stesso giorno verso sera Garibaldi inizia a marciare verso Varese lasciando il capitano De Cristoforis con 120 uomini e 3 guide a cavallo a Sesto Calende, inviando Bixio ad Angera a conquistare alcuni battelli e facendolo accampare presso S. Andrea, sulla strada per Luino. Intanto Simonetta si dirige verso Gallarate per confondere il nemico. Il 25 Maggio De Cristoforis riceve l’avviso di Austriaci che arrivano da Gallarate forti di 300 fanti, 130 cavalli e 2 pezzi di artiglieria e quindi decide di preparare un’imboscata all’avanguardia degli Austriaci, riuscendo a ritirarsi passando da Besozzo e Gavirate.



GARIBALDI A VARESE

Garibaldi arriva a Varese nella notte tra il 24 e il 25 Maggio e la cittadinanza nonostante il temporale esce nelle strade ad accoglierli, cenando e festeggiando con i Cacciatori delle Alpi.

Garibaldi organizza subito le difese della città, componendo una guardia nazionale e chiamando nuovi volontari. Pubblica anche un proclama che invita i giovani a prendere le armi.

La sera del 25 Maggio De Cristoforis si ricongiunge con Garibaldi. il 26 Maggio gli Austriaci iniziano a marciare su Varese guidati dal generale Urban, con una forza di 6.000 fanti, 200 cavalli e 4 pezzi di artiglieria.

Alle 2 di notte suona l’allarme a Varese e tra le 4 e le 5 di mattina inizia la battaglia. Gli Austriaci attaccano la barricata di Biumo Inferiore, dove due compagnie di cacciatori li lasciano avvicinare per respingerli con fuoco di moschetto fino a Belforte: qui gli Austriaci tentano un altro attacco, ma vengono respinti fino a Malnate, da dove iniziano la ritirata.





DOPO LA BATTAGLIA



La mattina del 28 Maggio Garibaldi lascia Varese alla volta di Como per snidare gli Austriaci. Il 31 il generale Urban ritorna a Varese con 14.000 uomini e per evitare il bombardamento della città chiede come riscatto. 3.000.000 di Lire, 300 buoi, tutto il tabacco e tutti i sigari presenti in città e a garanzia di ciò 10 ostaggi.

La città di Varese non era in grado di pagare quest’enorme somma (corrispondente a circa 26.000.000.000 di Lire odierne), quindi il nemico inizia a bombardare incessantemente l’inerme città di Varese.





Le fonti utilizzate per la produzione di questo testo sono:



Giuseppe Monico, Il pronunciamento di Varese e il generale Urban. Racconto di un lombardo prigioniero degli austriaci, tipografia Ubicini, Varese, 1859



Vittore Ottolini, I Cacciatori delle Alpi (1848-1859) scene storico militari, Libreria di Francesco Sanvito, Milano, 1860



Alessandro Giuseppe Spinelli, Ricerche spettanti a Sesto Calende, Stabilimento Civelli, Milano, 1880



Federico Della Chiesa, Notarelle Varesine, Stabilimento di Arti Grafiche di Bagaini Codara & C., Varese, 1906



Diomede Enrico Tamborini, Garibaldi a Sesto Calende nel 1859 (entrata dei Cacciatori delle Alpi in Lombardia), Cartoleria tipografia Luigi Furlani, Sesto Calende, 1909

I CACCIATORI DELLE ALPI


I Cacciatori della Alpi erano un gruppo di volontari che assunse l'organico di una brigata creati da Giuseppe Garibaldi ed impiegati nella guerra del 1859. Si trattava di 3200 uomini con l'uniforme dell'esercito sardo suddivisi in 3 reggimenti, formati  ciascuno da 2 battaglioni. Il loro compito era quello di penetrare e liberare il territorio Lombardo-Veneto, sostenendo l'insurrezione delle popolazioni (come testimonia il Guerzoni nel "Garibaldi") e  incoraggiando l'afflusso di nuovi volontari. L’entusiasmo in seguito alla vittoria di Varese e allo spirito patriottico dei Cacciatori delle Alpi  spinsero ad esempio parecchi paeselli sul lago di Como ad insorgere. Era un corpo armato molto eterogeneo formato da volontari provenienti dalle più diverse professioni, ma tutti animati dallo stesso spirito patriottico e dal medesimo amore per la propria patria, come scrive in una delle sue celebri raccolte, gli Amori Garibaldini, uno dei maggiori esponenti dei Cacciatori delle Alpi, Ippolito Nievo:
“Rossi e grigi, grigi e rossi
Non contiamo più di cento;
Ma le speme che ci ha mossi
Ci moltiplica al cimento,
Ma siam giovani, ma caldi
Per l'italia siam d'amor:
Viva, viva Garibaldi,
Su spronate, o cacciator.”



È infatti Ippolito Nievo uno dei personaggi di cui ci siamo occupati.

Nato a Padova nel 1831, fu un grande intellettuale, patriota, idealista e scrittore; intraprese in un primo momento gli studi ginnasiali a Verona per poi completarli in diverse città italiane, da Pisa a Pavia, Mantova e diverse località friulane per poi laurearsi in diritto a Padova nel 1855. Si impegnò nella propaganda letteraria in favore dell'Indipendenza Italiana con un sonetto dedicato alla patria e la stesura delle Confessioni d'un Italiano. La sua azione non si limitò tuttavia al campo letterario e giornalistico ma si tradusse anche concretamente nelle partecipazione nel 1848 all'insurrezione di Mantova e più tardi nel 1859 alla Seconda Guerra d'Indipendenza con la battaglia di Varese: nello stesso anno si arruolò volontario nei Cacciatori a cavallo guidati da Garibaldi. Contemporaneamente elaborò le liriche degli Amori Garibaldini, pubblicate nel 1860 in volume dopo la Spedizione dei Mille.
Si tratta di una raccolta di poesie che sono testimonianza diretta degli eventi della Guerra d'Indipendenza e dello spirito patriottico da cui erano animati i componenti della milizia: questi scritti sono attraversati da sentimenti che non possono lasciare indifferente il lettore e che ben descrivono l'ardore e  il coraggio di questi giovani volontari. "Cavalieri improvvisati" che abbandonavano gli studi e le famiglie, le loro vite e il loro futuro per battersi all'insegna di un'Italia unita:


“Imboscati all'acqua al sole,
Scarso il pane, il ciel per tetto,
Per amanti le pistole
E la sella abbiam per letto,
Ma un amor non v'è che scaldi
Come l'odio all'oppressor:
Viva, viva Garibaldi,
Sempre avanti, o cacciator.”

Nonostante gli orrori e le sofferenze della guerra, la lontananza e la nostalgia degli affetti e la loro età giovane, lo spirito patriottico era tale che molti di loro si arruolarono nella successiva spedizione dei Mille alla quale Nievo partecipò come capo dell'amministrazione militare.
Fu proprio questo incarico a costargli la vita: infatti imbarcatosi sulla nave “Ercole” con l’incarico di portare a Napoli documenti riguardanti le finanze della spedizione dei Mille e carte di stato riservate, morì nel misterioso naufragio della nave stessa. A distanza di più di un secolo non sono ancora chiare le cause di questo naufragio (naturali/assassinio di stato).
Un altro giovane patriota che partecipò allo sbarco dei Cacciatori delle Alpi a Sesto Calende, rappresentato nel quadro, fu Giuseppe Guerzoni. Nato a Mantova nel 1835, studiò giurisprudenza e filosofia in varie università e fin da giovane mostrò ideali politici liberali a causa dei quali fu costretto a fuggire a Genova. In occasione delle lotte per l’unificazione d’Italia, consolidò con Garibaldi un rapporto professionale e di grande amicizia. Egli infatti si occupò della stesura della più conosciuta biografia di Garibaldi che inizia con queste parole : “Amai Garibaldi con affetto di figlio e fedeltà di soldato […] ” e prosegue con l’elenco delle imprese a cui insieme presero parte, prima tra tutte la battaglia di Varese del 1859. Di questa città in particolare riporta un elogio all’interno della sua opera di cui citiamo un passo : “Varese giace come in una conca di colline, quali popolate da splendide ville e da ameni giardini,quali vestiti ancora di macchie e di boscaglie che formano al tempo stesso la sua delizia e il suo baluardo.”
Guerzoni fu talmente colpito e affascinato dalla bellezza della città che, pur non avendo alcun legame familiare con essa, richiese espressamente di essere sepolto qui. La sua tomba in pietra di colore rosso,come lo erano le divise garibaldine, è tutt’oggi visibile nel Cimitero Monumentale di Giubiano.
Non fu solo soldato in campo di battaglia ma lo fu anche in campo politico promuovendo riforme sull’istruzione e sulla separazione della Stato dalla Chiesa.











L’ultimo personaggio di cui ci siamo occupate è Francesco Simonetta che ebbe un ruolo di rilievo durante lo sbarco a Sesto Calende. Nato a Intra nel 1813, combatté già da volontario nella Prima Guerra d’Indipendenza e prese parte alla campagna garibaldina del 1859. Fu fondamentale la sua conoscenza del lago Maggiore, grazie alla quale lo sbarco ebbe una buona riuscita: “Fortuna volle che fra i Cacciatori ci fosse Francesco Simonetta. Pratico dei luoghi,possessore di case e di poderi così sul Lago che sul Ticino […]” come testimonia G. Guerzoni nella “Biografia di Garibaldi”.  E ancora:  “Fu lui che accaparrò le barche e che concertò con il Generale il punto nel quale poteva convenire fare il passaggio […]” come racconta G. Cadolini nella sua opera “Memorie del Risorgimento”. Simonetta fu inoltre artefice, per ordine di Giuseppe Garibaldi, di manovre diversive atte ad allontanare il nemico austriaco dal luogo dello sbarco. Egli combatté all’insegna dell’ideale patriottico che non lo abbandonò fino alla morte nel 1863.

“Nessuna marcia,fino ad allora,era mai stata si celere e ordinata. Il pensiero che tra poche ore avrebbero calcato il suolo di Lombardia,che per molti di loro era lo stesso suolo natio,dava le ali ai cacciatori e trasfondeva nel sangue dei più fiacchi una lena novella.”
Essi avanzavano determinati cantando con insolita allegria  con la speranza di vedere a breve l’Italia unita sotto un’unica bandiera.:

“Addio,mia bella,addio,
L’armata se ne va,
E se non partissi anch’io
Sarebbe una viltà.”
E l’ultima strofa :
“Si stracci il giallo e nero
Simbolo del dolor;
E l’Italiano altero
Innanzi il tricolor!”



BIBLIOGRAFIA
Ippolito Nievo, Gli Amori Garibaldini,La Libreria Antiquaria Gagliardi,Como 1911

Giovanni Cadolini, Memorie del Risorgimento dal 1848 al 1862,Tipografia Editrice
L.F. Cogliati,Milano 1911

Giuseppe Guerzoni,Garibaldi, vol I e II, G. Barbera Editore, Firenze 1882

Lavoro di : Brazzale Margherita, Carosi Maria Vittoria, Cauzzo Carola, Randazzo Federica

LA FAMIGLIA CAIROLI


La famiglia Cairoli, tra le più insigni del Risorgimento italiano, era composta da Carlo, professore di chirurgia a Pavia, liberale, che nel 1848 divenne podestà della città ed elargì fondi alla causa indipendentista e da  donna Adelaide Bono, che educò i figli nel nome del patriottismo e del senso civico. Costoro ebbero otto figli (5 maschi e 3 femmine): Benedetto, Rachele, Teresa, Ernesto, Luigi, Enrico, Giovanni, Carolina. La famiglia aveva acquistato dei possedimenti  nella comune di Groppello, vicino a Pavia, che, in seguito in loro onore,  verrà denominato Groppello Cairoli. Per quanto riguarda i 5 figli maschi sappiamo  che Enrico, Ernesto e Benedetto entrarono a far parte del secondo reggimento del battaglione dei Cacciatori delle Alpi durante la Seconda Guerra dIndipendenza, Luigi si arruolò nell'artiglieria ad Ivrea, mentre Giovanni in un primo momento, data la giovane età, non prese parte alle azioni risorgimentali. Successivamente Benedetto, Enrico e Giovanni parteciperanno alla Terza Guerra d'Indipendenza. Dei 5 fratelli ne morirono 4 mentre difendevano gli ideali indipendentisti; solo Benedetto sopravvisse e si dedicherà alla neonata politica italiana, ricoprendo il ruolo di deputato ed inseguito di Presiedente del Consiglio. La nostra ricerca si è concentrata principalmente sulle figure di Ernesto e Benedetto.


ERNESTO

Ernesto  nacque il 20 settembre 1832 a Pavia e come racconta il Carlo Carcano, podestà della città di Varese, nel discorso di commemorazione di Ernesto, egli era un giovane irrequieto d'animo dal temperamento sanguigno e nervoso, ma molto caritatevole, amante della sua famiglia, in particolare della madre e soprattuto della patria: la sua più alta aspirazione era l'indipendenza italiana, per la quale si batté fino alla morte. Le fonti ci dicono che iniziò a studiare legge, ma si accorse che non si confaceva alla sua indole, quindi interruppe i suoi studi, anche a causa del disaccordo con le leggi austriache. Nel 1853 Ernesto dovette espatriare poiché il fratello Benedetto era evaso. Nel febbraio prese parte a una dimostrazione pubblica di Unità italiana e venne condannato a 14 giorni di carcere, motivo per cui si dovette rifugiare nuovamente in Piemonte dove, con i tre fratelli, si arruolò nel secondo reggimento comandato da Giacomo Medici nel corpo dei Cacciatori delle Alpi. Il 26 maggio 1859 durante la battaglia di Varese, Ernesto Cairoli morì colpito alle spalle da due pallottole austriache mentre incitava alla lotta i suoi compagni. In seguito il suo cadavere subì sevizie al capo e al basso ventre. La morte di Ernesto è ricordata per il suo patriottismo e la sua giovane età da molti,  tra cui Garibaldi che, nelle sue memorie autobiografiche, narrò il dolore alla vista del giovane morto e il successivo incontro col fratello Benedetto. Rimase talmente impressionato da questa morte che propose persino di consegnare una medaglia all'onore del giovane Ernesto. In un primo momento Ernesto venne sepolto nel cimitero di Biumo inferiore dal parroco Giulio Magni e dall'ingegnere Cattaneo; in seguito alle richieste della madre Adelaide Bono, la salma venne riesumata e trasferita a Groppello nella tomba di famiglia. Ernesto, nel suo testamento, aveva predisposto, qualora fosse morto, di lasciare duemila lire al pittore Federico Faruffini, per realizzare un quadro che ritraesse una scena di battaglia combattuta per lindipendenza. Il pittore Fariffini rappresentò l'assalto alla barricata di Biumo Inferiore e la morte stessa di Ernesto: il quadro realizzato venne poi consegnato al municipio e affidato all'Accademia della Belle Arti di Pavia.

Pasquale Contini, poeta risorgimentale varesino, scrisse la sera stessa della battaglia una poesia nella quale immaginò un dialogo tra Ernesto e la madre. Questo omaggio poetico fu particolarmente gradito a Adelaide Bono: ciò é deducibile dalla fitta corrispondenza intrapresa tra i due: "Ne' di lei versi, ho ritrovato il mio Ernesto, l'angolo mio perduto... L'ho ritrovato nella sua devozione a tutto quanto é nobile, buono,  grande, nel suo amore infinito alla patria, nell'effetto che tendeva all'adorazione, a me desolata, inconsolabile madre nel suo attaccamento alla famiglia."







BENEDETTO

Benedetto Cairoli nacque il 28 gennaio 1825 a Pavia da Carlo Cairoli ed Adelaide Bono. Frequentò le scuole pubbliche di Pavia fino al ginnasio e completò la sua formazione culturale con la laurea in legge nel 1850. Benedetto a differenza del fratello Ernesto, non sembrava un ribelle: sebbene avesse forti sentimenti patriottici, non li ostentò mai pubblicamente, ma li tenne per sè e per pochi intimi. Il Bonini lo descrive in questo modo: "bello, robusto, occhi azzurri vivaci, viso aperto e sorridente, figura che esprimeva armonia." Fu di orientamento neoguelfo, le prime testimonianze di un suo interessamento alla causa italiana risalgono al 1847- 1848 e sono riscontrabili negli scambi epistolari tra Benedetto e diversi suoi amici e conoscenti che condividevano gli ideali indipendentisti.  Partecipò nel marzo 1848 alla Prima Guerra dIndipendenza con altri volontari pavesi. Al termine dei conflitto, rientrato nella vita civile, diventò capofamiglia alla morte del padre avvenuta nel 1849. Nel 1850 aderì al partito mazziniano. Successivamente venne accusato di alto tradimento da parte dell'Austria e per questo motivo si rifugiò in Svizzera. Tornato poi in Italia e trasferitosi a Genova, incontrò e strinse amicizia con Garibaldi. Allo scoppio della Seconda Guerra di Indipendenza italiana, prese le armi con i fratelli Ernesto ed Enrico nel secondo reggimento del battaglione dei Cacciatori delle Alpi, comandato da Giacomo Medici. Dopo il trattato di Villafranca potè tornare a vivere a Pavia. In seguito ricoprì un'importante ruolo nella spedizione dei Mille in qualità di capitano della settima compagnia, durante la quale Benedetto rimase ferito ad una mano e alla gamba destra.

Nel 1861 venne eletto deputato e così iniziò la sua carriera politica nelle file della  Sinistra. Nel 1866 con i fratelli Enrico e Giovanni, prese parte alla Terza Guerra di Indipendenza in qualità di colonnello. Alla fine di questa, egli riprese il suo ruolo politico sebbene con minor zelo, dedicando maggior tempo alla famiglia, poiché nel 1873 si sposò con la contessa Elena Sizzo. Nel 1877 divenne presidente della Camera e successivamente presidente del Consiglio. Nel 1878 sventa un attentato nei confronti del re Umberto I rimanendo ferito lievemente ad una coscia. Dal 1878 al 1881 la situazione politica italiana risultò particolarmente complessa ed egli decise di dimettersi, ritirandosi a vita privata, per dedicare gli ultimi anni della sua vita alla famiglia. Il re Umberto I come segno di riconoscenza e per favorire la guarigione della malattia che lo aveva colpito, gli concese l'onore di trascorrere gli ultimi giorni della sua vita presso villa Capo di Monte a Napoli. Benedetto Cairoli morì l'8 agosto del 1889.



Per realizzare questo elaborato, abbiamo utilizzato le seguenti fonti:



F. Carrano, Cacciatori delle Alpi comandati dal generale Garibaldi nella guerra del 1859 in Italia, Unione Tipografico-Editrice, Torino 1860.



P. Contini, Le armonie della vita, Tip. Libr. Editr. Ditta Giacomo Agnelli, Milano 1897, pp.282-283.



S. Contini, «AllItalia questi versi popolari e patriottici con amore e riverenza intitolo e consacro»: il poeta risorgimentale Pasquale Contini», «Terra e gente», n.19, 2011, pp. 223-252.



Archivio Storico del Comune di Varese, Fondo Risorgimento, cart. 12, fasc. 12, 2, fotografie della famiglia Cairoli.

Archivio Storico del Comune di Varese, Fondo Risorgimento, cart. 12, fasc. 12, 3,

Parole in commemorazione di Ernesto Cairoli dottore in legge e soldato nel II Reggimento dei Cacciatori delle Alpi,  Nella Topografia dei Fratelli Fusi, Pavia 1859.

Archivio Storico del Comune di Varese, Fondo Risorgimento, cart. 12, fasc. 12, 1, litografia di Ernesto Cairoli con testo autografo della madre Adelaide Bono Cairoli al parroco di Biumo.