Ieri ho visitato la mostra dedicata a Pietro Bembo a Padova. La segnalo perchè, tra quelle che ho visto, è particolarmente importante.
Prima di tutto parla di storia della cultura mettendo insieme studi e materiali diversi.
Poi vi sono presentati oggetti da urlo, con uno stuolo di Giorgione e Raffaello (Il Ritratto di Navagero e Beazzano della Galleria Doria Pamphilj mozza il fiato), ma anche prime edizioni e incunaboli che sono su ogni manuale di storia del libro.
Le carte presentate in mostra sono feticci della cultura occidentale e tra gli autori vi sono Bramante, Leon Battista Alberti, Raffaello e così via.
Le sezioni della mostra sono il perfetto corredo iconografico ai saggi del catalogo e le didascalie sono un accenno degno ai testi scientifici.
Insomma la mostra funziona a meraviglia e il visitatore viene accompagnato nelle diverse corti italiane dove visse Bembo: Padova, Mantova, Venezia, Urbino,...
Ma soprattutto la mostra racconta la Roma di primo Cinquecento dove convivevano Bramante, Raffaello, Michelangelo (in mostra mancherebbe il Ritratto di Isabella d'Este di Leonardo del Louvre, se proprio vogliamo fare un appunto alla perfezione).
Da queste premesse il racconto viene approfondito in una serie di episodi che sembrano affondare le radici nella leggenda (ma sono veri): l'invenzione del libro moderno che Bembo fece con il tipografo veneziano Aldo Manuzio, l'amore "non solo cortese" con Lucrezia Borgia, la passione collezionistica multiforme del letterato che è il primo tassello del moderno Museo Egizio di Torino, la scoperta dell'archeologia che va di pari passo col recupero del greco antico.
La mostra non è facile e al visitatore serve tempo per capire cosa ha di fronte - bisogna dirlo - ma dal 1400 ad oggi, se una persona vuole conoscere il Rinascimento e i suoi protagonisti, deve passare da Padova.
DC
PS: Dopo la mostra si ha quasi l'impressione che la mostra più che l'invenzione del Rinascimento, racconti l'invenzione della cultura occidentale.
PPS: Grazie a Paolo Plebani e Paolo Vanoli, che mi hanno accompagnato con idee e spunti.
http://www.mostrabembo.it/
domenica 7 aprile 2013
giovedì 28 marzo 2013
I soldi dei cittadini e il catalogo del Museo
Ieri mattina a Palazzo Estense, di fronte ad uno sparuto numero di giornalisti - ringrazio Chiara Frangi, Alessandra Toni e Clara Castaldo per aver avuto la pazienza di ascoltarci - l'Amministrazione comunale ha presentato il progetto di crowdfunding destinato alla stampa del Catalogo delle opere d'arte del Comune di Varese.
Avremo tempo di illustrate le scoperte, il tanto lavoro fatto, ci sarà modo in questi mesi di spiegare a cosa serve il catalogo. Un po' lo abbiamo già fatto e continueremo a farlo.
Ora una riflessione sulla modalità di finanzamento.
In questi ultimi quattro anni il Museo civico ha cercato di intercettare in maniera sempre più puntuale i bisogni delle persone attraverso varie strade: in particolare seguendo gli indirizzi dettati dai referenti politici eletti da migliaia di varesini, ascoltando le associazioni culturali, interpellando con assiduità studiosi, restauratori ed intenditori della materia, ci siamo confrontati con club di servizi e altri sostenitori.
Negli ultimi due anni poi abbiamo cercato di capire cosa vi serve anche attraverso internet, in modo da sperimentare la bontà del nostro servizio - siamo al vostro servizio!- in maniera ancora più allargata.
Contemporaneamente abbiamo ben chiaro il nostro lavoro secondo la legge e, in particolare, ogni atto che compiamo al Museo è una riflessione sulla Costituzione della Repubblica, che
"promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione". Una cosa bellissima e degna di un paese modello per il mondo intero.
Niente altro.
Oggi si fanno avanti altre priorità, che tutti conosciamo e il contesto in cui noi svolgiamo il nostro lavoro è sempre più difficile. "Ci sono altre cose da finanziare prima della cultura". Questa frase si sente ad ogni angolo di strada: è un pensiero diffuso. Sbaglio?
Eppure noi sappiamo che la cultura sta alla sorgente della soluzione, non è un effetto collaterale del benessere: "Qual'è il danno per una persona se il suo educatore non ha una formazione culturale solida e aggiornata?". Oppure: "Quanto perde un'impresa italiana nel mondo globalizzato senza avere nel suo dna la cultura italiana?". E in generale: "Quali sono i danni per una società se educatori e imprese non usano la cultura come un faro?". Sono due esempi, anche banali.
Con il crowdfunding non vogliamo realizzare un progetto, ma modificare il contesto.
Vogliamo cambiare la cornice.
In spiccioli (parola quanto mai significativa): meglio 2000 donazioni da 2 euro che una sola da 15.000. Significherebbe che duemila persone hanno detto: "Non ho soldi, ma ci tengo!"
Per questo dovete essere presenti, smettere di pensare alle cose che non vanno, e dire: "Io ci sono!"
http://www.buonacausa.org/cause/catalogomuseivarese
DC
Avremo tempo di illustrate le scoperte, il tanto lavoro fatto, ci sarà modo in questi mesi di spiegare a cosa serve il catalogo. Un po' lo abbiamo già fatto e continueremo a farlo.
Ora una riflessione sulla modalità di finanzamento.
In questi ultimi quattro anni il Museo civico ha cercato di intercettare in maniera sempre più puntuale i bisogni delle persone attraverso varie strade: in particolare seguendo gli indirizzi dettati dai referenti politici eletti da migliaia di varesini, ascoltando le associazioni culturali, interpellando con assiduità studiosi, restauratori ed intenditori della materia, ci siamo confrontati con club di servizi e altri sostenitori.
Negli ultimi due anni poi abbiamo cercato di capire cosa vi serve anche attraverso internet, in modo da sperimentare la bontà del nostro servizio - siamo al vostro servizio!- in maniera ancora più allargata.
Contemporaneamente abbiamo ben chiaro il nostro lavoro secondo la legge e, in particolare, ogni atto che compiamo al Museo è una riflessione sulla Costituzione della Repubblica, che
"promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione". Una cosa bellissima e degna di un paese modello per il mondo intero.
Niente altro.
Oggi si fanno avanti altre priorità, che tutti conosciamo e il contesto in cui noi svolgiamo il nostro lavoro è sempre più difficile. "Ci sono altre cose da finanziare prima della cultura". Questa frase si sente ad ogni angolo di strada: è un pensiero diffuso. Sbaglio?
Eppure noi sappiamo che la cultura sta alla sorgente della soluzione, non è un effetto collaterale del benessere: "Qual'è il danno per una persona se il suo educatore non ha una formazione culturale solida e aggiornata?". Oppure: "Quanto perde un'impresa italiana nel mondo globalizzato senza avere nel suo dna la cultura italiana?". E in generale: "Quali sono i danni per una società se educatori e imprese non usano la cultura come un faro?". Sono due esempi, anche banali.
Con il crowdfunding non vogliamo realizzare un progetto, ma modificare il contesto.
Vogliamo cambiare la cornice.
In spiccioli (parola quanto mai significativa): meglio 2000 donazioni da 2 euro che una sola da 15.000. Significherebbe che duemila persone hanno detto: "Non ho soldi, ma ci tengo!"
Per questo dovete essere presenti, smettere di pensare alle cose che non vanno, e dire: "Io ci sono!"
http://www.buonacausa.org/cause/catalogomuseivarese
DC
sabato 16 marzo 2013
Il successo di ieri con gli studenti!
DOMENICA A
VILLA MIRABELLO LA STORIA PRENDE VITA
I ragazzi del liceo hanno trovato davvero entusiasmante questa proposta, hanno infatti avuto modo di conoscere una parte fondamentale della storia del nostro paese e soprattutto della nostra città che altrimenti non avrebbero mai potuto scoprire sui libri di scuola.
Questa mattina più di 150
ragazzi del liceo classico “Ernesto Cairoli” hanno preso parte alla visita della sezione risorgimentale dei musei civici
di Villa Mirabello, accompagnati dai loro ventuno compagni dell’alternanza
scuola-lavoro.
L’iniziativa ha riscosso grande successo: i ragazzi,
che da gennaio hanno preso parte a questo progetto, hanno spiegato come si sono svolte le loro ricerche e hanno esposto
con grande entusiasmo gli approfondimenti
effettuati in merito ad alcuni temi riguardanti lo sbarco di
Garibaldi con i Cacciatori delle Alpi a Sesto Calende e la battaglia di Varese
nel maggio 1859.
A seguito delle loro coinvolgenti introduzioni ha
avuto inizio lo Spettacolo del Risorgimento che anima la sezione risorgimentale
dei Musei civici.
I ragazzi del liceo hanno trovato davvero entusiasmante questa proposta, hanno infatti avuto modo di conoscere una parte fondamentale della storia del nostro paese e soprattutto della nostra città che altrimenti non avrebbero mai potuto scoprire sui libri di scuola.
Domenica
17 marzo, a partire dalle 9.30 e in un
percorso dalla durata di circa un’ora e venti minuti, lo spettacolo sarà aperto a tutto il pubblico e sarà
possibile conoscere la storia di quei giorni così importanti grazie al racconto
degli studenti e alla performance di luci e suoni che rende il dipinto
monumentale un quadro vivente.
Sarà un evento davvero eccezionale, impossibile
mancare!
LA STORIA PRENDE VITA. . . Il
Cairoli al museo
Domenica 17 marzo
Musei civici di Villa Mirabello
piazza Motta 4, Varese
9.30-12.30 / 14.00-18.00
Le visite, comprensive della
proiezione intitolata Lo Spettacolo del Risorgimento si articoleranno col
seguente programma:
domenica 17 marzo presso i Musei
civici di Villa Mirabello:
dalle 9.30, dalle 10.50, dalle
14.00, dalle 15.20, dalle 16.40.
INGRESSO GRATUITO
Per info:
0332 255473 / 0332 255485
www.varesecultura.it;
www.comune.varese.it;
museicivicivarese.blogspot.it;
facebook/CastellodiMasnago
venerdì 15 marzo 2013
Tanto patriottismo e non solo!
Ed eccoci giunti
alla fine delle nostre interviste. Concludiamo dunque con il gruppo di Maria
Vittoria, Federica, Carola e Margherita, le ragazze che si stanno occupando in
un certo senso dei “gossip” sulla Battaglia di Varese.
Margherita inoltre ci illustra un altro importante metodo di ricerca, molto utile per gli storici, che hanno scoperto proprio qui durante le ore di alternanza scuola-lavoro: cioè l’utilizzo del sito opacsbn. Un sito nazionale a cui tutti possono accedere e al quale sono iscritte molte biblioteche civiche. In pratica è lo stesso sistema di ricerca attuato nella biblioteca civica di Varese ma ampliato a livello nazionale, insomma… un vero asso nella manica per tutti i ricercatori.
Carola ci racconta
che stanno analizzando e relazionando la vita e le opere di quattro dei
maggiori esponenti dei cacciatori delle Alpi coinvolti nella Battaglia di
Varese, ovvero Guerzoni, Nievo, Simonetta e Carrano. Come gli altri gruppi
stanno consultando fonti storiche dirette che forniscono le biografie di questi
personaggi, ma questa volta c’è qualcosa di nuovo: per delineare un ritratto di
Guerzoni e di Nievo stanno utilizzando come fonti direttamente i loro stessi
scritti, dove essi parlano anche di altri personaggi fondamentali. Si tratta
sempre di volontari garibaldini, animati da ideali patriottici e idealisti.
Federica si lascia
scappare alcune indiscrezioni riguardo le circostanze misteriose della morte
del poeta Ippolito Nievo, e sarebbe davvero
un peccato non andare a fondo in questo enigma durante l’iniziativa di
Domenica!
Margherita inoltre ci illustra un altro importante metodo di ricerca, molto utile per gli storici, che hanno scoperto proprio qui durante le ore di alternanza scuola-lavoro: cioè l’utilizzo del sito opacsbn. Un sito nazionale a cui tutti possono accedere e al quale sono iscritte molte biblioteche civiche. In pratica è lo stesso sistema di ricerca attuato nella biblioteca civica di Varese ma ampliato a livello nazionale, insomma… un vero asso nella manica per tutti i ricercatori.
Tutte le ragazze mi
sembrano davvero entusiaste di quest’esperienza, ma anche l’ambiente in cui si
sono trovate a lavorare ha fatto la sua parte, Maria Vittoria infatti ci
confessa riferendosi ai Musei Civici di Villa Mirabello: “ l’ambiente qui è
davvero suggestivo, lavoriamo in un posto bellissimo con una vista mozzafiato
circondate dai libri; insomma, è davvero impossibile non trovare l’ispirazione
qui!!”
Federica conclude
l’intervista osservando che la conversazione tra i membri del gruppo aiuta a
memorizzare le nozioni imparate più facilmente ed in modo indelebile. Inoltre
secondo la sua opinione ci si sente sicuramente più liberi di parlare e
intervenire senza il timore di essere giudicati e valutati da qualcuno.
Quel che è certo,
parlando con tutti i gruppi, è che questa alternanza scuola-lavoro è stata
senza dubbio un’esperienza fantastica che ci ha dato l’occasione di imparare ad
autogestirci e a maturare confrontandoci in prima persona con le fonti dirette
senza l’intervento di alcun docente; senza dimenticare l’opportunità che
abbiamo avuto di socializzare e confrontarci con alcuni nostri coetanei. Ma,
soprattutto, il fatto certamente più interessante… abbiamo potuto scoprire una
parte importante della storia della nostra stessa città e del ruolo
fondamentale che ebbe per l’unità d’Italia e ancora scoprire le vicende di
alcuni valorosi varesini che hanno combattuto fino alla fine per la propria
patria. Come non si potrebbe dunque ritenerla una fantastica esperienza
completa sotto tutti i punti di vista?!
Laura Giboli - Museicivicivarese.blogspot.it
martedì 12 marzo 2013
Il comunicato stampa di #IlCairolialMuseo
Da venerdì 15 a domenica 17 marzo al Museo civico di Villa Mirabello
LA STORIA PRENDE VITA.. . Il Cairoli al museo.
Ventuno ragazzi del quarto anno da gennaio hanno lavorato ai Musei civici di Villa Mirabello, grazie a un progetto di alternanza scuola lavoro, e hanno approfondito alcuni temi riguardanti lo sbarco di Garibaldi con i Cacciatori delle Alpi a Sesto Calende e la battaglia di Varese nel maggio 1859, introducendo allo Spettacolo del Risorgimento, che anima la sezione risorgimentale dei Musei civici.
LA STORIA PRENDE VITA.. . Il Cairoli al museo.
I primi due giorni sono riservati alle scuole che hanno prenotato, mentre domenica 17 marzo, in occasione della festa dell’Unità d’Italia, l’appuntamento è aperto al pubblico e gli studenti del liceo classico Ernesto Cairoli vi racconteranno il Risorgimento a Varese.
Ventuno ragazzi del quarto anno da gennaio hanno lavorato ai Musei civici di Villa Mirabello, grazie a un progetto di alternanza scuola lavoro, e hanno approfondito alcuni temi riguardanti lo sbarco di Garibaldi con i Cacciatori delle Alpi a Sesto Calende e la battaglia di Varese nel maggio 1859, introducendo allo Spettacolo del Risorgimento, che anima la sezione risorgimentale dei Musei civici.
Consultando documenti storici e divisi in gruppi di lavoro, gli
studenti si sono occupati di studiare le fonti riguardanti gli eventi
storici, l’autore del dipinto, Eleuterio Pagliano, le figure dei committenti, la vita di alcuni eroi garibaldini raffigurati.
Il 17 marzo, a partire dalle 9.30 e in un percorso della durata di circa un’ora e venti minuti,
sarà possibile conoscere la storia di quei giorni grazie al racconto
degli studenti e alla performance di luci e suoni che rende il dipinto
monumentale un quadro vivente.
Durante la visita i ragazzi racconteranno al pubblico le loro ricerche, completando così lo Spettacolo con approfondimenti.
Uno dei ragazzi ha detto: «Trovo straordinario come leggendo
testimonianze vere e dirette si può comprendere quanto dietro ad
avvenimenti apparentemente lontani nel tempo si nascondano personaggi e
situazioni in grado di suscitare a distanza di anni forti emozioni nel
lettore...».
Infine, presso la Sala Giuseppe Montanari, in Via dei Bersaglieri
3, ore 16.30, avrà luogo il concerto “Voce unita e libera”
dell’Accademia musicale Sant’Agostino a cura dell’Associazione per
l’Italia.
LA STORIA PRENDE VITA. . . Il Cairoli al museo
Domenica 17 marzo
Musei civici di Villa Mirabello
piazza Motta 4, Varese
9.30-12.30 / 14.00-18.00
Le visite, comprensive della proiezione intitolata Lo Spettacolo del Risorgimento si articoleranno col seguente programma:
domenica 17 marzo presso i Musei civici di Villa Mirabello:
dalle 9.30, dalle 10.50, dalle 14.00, dalle 15.20, dalle 16.40.
INGRESSO GRATUITO
Per info:
0332 255473 / 0332 255485
www.varesecultura.it; www.comune.varese.it; museicivicivarese.blogspot.it; facebook/CastellodiMasnago
giovedì 7 marzo 2013
LO SBARCO DI PAGLIANO
Eleuterio Pagliano nasce il 5
Maggio del 1826 a Casale Monferrato da padre, Felice Pagliano, medico, e muore
nel gennaio del 1903 a Milano. A partire dai 12 anni di età studia disegno e
pittura all’Accademia di Brera, dove ha come professori Giuseppe Sogni e Luigi
Sabatelli, specialisti del realismo. Per la propria dote artistica vince
numerosi premi accademici. Ciò che principalmente emerge dalla sua personalità
è però il ruolo politico: infatti egli partecipa alle 5 giornate di Milano nel
1848 e si arruola nel battaglione dei bersaglieri lombardi, tra i quali è poi
eletto luogotenente, fra il 1848 e il 1849. Benché si dedichi all’arte soprattutto
a partire dal 1851, realizza già numerosi ritratti dei bersaglieri sopra
citati. Dopo la sconfitta francese a Roma, è costretto a esiliare dallo Stato
Pontificio e a trasferirsi a Milano, e per questo, come già detto, si dedica
all’arte. Nel 1859 entra come ufficiale nel corpo dei Cacciatori delle Alpi
guidati da Giuseppe Garibaldi. Come Agostino Bertani, medico, scrive, Pagliano
è da lui nominato capo di una compagnia di infermieri e, Bertani aggiunge,
l’artista non riposa un attimo per eseguire le operazioni di recupero dei
feriti con ambulanze improvvisate. Nel 1859 partecipa allo sbarco di Garibaldi
a Sesto Calende, che poi ritrae in questo quadro.
Quest’ultimo, dipinto nel 1865 a
Milano, è commissionato dalla famiglia Traversi e destinato alla villa di
Desio, che il committente aveva ereditato dalla zio materno. Questa dimora è
lasciata da Giovanni Antona Traversi a suo nipote Antonio Tittoni, impegnato in
importanti incontri diplomatici internazionali che lo portano all’abbandono
della villa e al conseguente trasferimento del quadro. Infatti, Mario
Bartolone, direttore dei Musei di Varese, nel 1940 richiede in dono il dipinto
ad Antonio Tittoni, esaltando il legame esistente tra il soggetto del quadro e
il territorio varesino. La tela giunge a Varese alla vigilia dell’occupazione
della villa da parte di truppe armate di varia nazionalità durante la seconda
guerra mondiale, cioè il 3 gennaio del 1942.
Quelli di realizzazione
dell’opera sono anni in cui l’arte trova validi motivi d’ispirazione e di espressione
dai soggetti storici. In esso è, infatti, raffigurato lo sbarco dei Cacciatori
delle Alpi : due barche stanno approdando, mentre altre due portano degli
uomini con cavalli. Dal pontile possiamo notare la figura di Garibaldi
attorniato dagli ufficiali. Il sole è
appena sorto, il cielo è sereno e la piazza è gremita di gente, affacciata anche
alle finestre, a dimostrazione del’importanza dell’evento e dell’entusiasmo che
ne consegue. Tutta la scena è ricca di movimento, effetto ottenuto grazie all’efficace
tecnica usata dall’artista, la quale prevede delle pennellate disordinate e
veloci, che da lontano rendono la scena armonica e ben delineata. L’intera tela
misura 6.60 m di lunghezza e 2.95 m di altezza ed è circondata da una cornice
in legno intagliato e dorato. All’interno del quadro, sul lato destro, troviamo
la sigla “P” dell’autore su un tronco di legno e la datazione 1865 a destra
della sigla predetta. Per quanto riguarda i personaggi raffigurati, di cui
conosciamo per certo l’identità grazie all’accurata descrizione del quadro di
Giovanni Cadolini del 1905, costituiscono autentici ritratti. Questo è
determinato dal fatto che l’artista li ritrae avvalendosi di riproduzioni già
esistenti o dagherrotipi.
Tra i soggetti ritratti, compaiono : collaboratori molti stretti di Garibaldi, esponenti di spicco della letteratura italiana, come Ippolito Nievo, e i committenti stessi dell’opera, Giovanni Antona Traversi e Claudia Grismondi Secco Suando.
Tra i soggetti ritratti, compaiono : collaboratori molti stretti di Garibaldi, esponenti di spicco della letteratura italiana, come Ippolito Nievo, e i committenti stessi dell’opera, Giovanni Antona Traversi e Claudia Grismondi Secco Suando.
Il 18 marzo 1861, giorno seguente
l’unità d’Italia, in commemorazione dello sbarco delle truppe dei Cacciatori
delle Alpi, guidata da Giuseppe Garibaldi, a Sesto Calende tra il 22 e il 23
maggio 1859, Giovanni Antona Traversi e sua moglie Claudia Grismondi chiesero
ad Eleuterio Pagliano di immortalare quell’importante momento. Di Giovanni Antona Traversi conosciamo la sua
data di nascita, poche attività svolte nella vita tra cui quella di giurista e
di deputato di estrema sinistra e la profonda amicizia con Garibaldi e Mazzini
con cui condivide istanze ideologiche. Di sua moglie, invece, abbiamo
conoscenze più approfondite. Nasce a Bergamo nel 1837 e riceve un’accurata
educazione rivolta in particolare alla pedagogia e alle attività assistenziali
con un chiaro orientamento politico patriottico. Nel 1855 sposa Giovanni Antona
Traversi il quale, come dono di nozze, le permette di costruire un asilo
infantile a Sannazzaro dei Burgundi, destinato ad accogliere i bambini dei
dintorni; questa struttura diviene famosa in tutta Europa arrivando ad ospitare
fino a 400 bambini. E’ stata, inoltre, una figura di notevole importanza per
quanto riguarda la beneficenza e la politica: ha avuto, infatti, importanti
incarichi nella pubblica istruzione a favore dell’istruzione femminile e dei
ceti popolari, attività che l’hanno avvicinata alla “Lega per l’Istruzione del
popolo di Roma”, fondata nel 1875. Nel 1899 il suo contributo alla causa
femminile le ha procurato un riconoscimento ufficiale dal Congresso
Internazionale Femminile di Londra. Si è spenta a Meda, presso Milano, il 3
dicembre 1908.
L’importanza di questo quadro è
evidente nelle molte parole spese su di esso. Ad esempio, in occasione
dell’esposizione della tela nello studio di Eleuterio Pagliano nel 1865,
Giuseppe Rovani, recensore per la “Gazzetta Ufficiale di Milano” afferma che il
valore sia artistico sia storico dell’opera risulterà immortale, ma aggiunge
anche che l’unica critica mossa allo stile di Pagliano è quella di aver
rappresentato quel fatto storico senza trasmettere l’entusiasmo e l’eccitazione
che lo hanno caratterizzato nella realtà.
BIBLIOGRAFIA
· F.Mazzocca e C.Sisi (a cura di ),1861 I pittori del
Risorgimento,SKIRA,Milano 2010,pp 88-89
· Archivio storico del Comune di Varese,Fondo Museo, cart. 6, fasc.4 ,Disposizioni
sanitarie inviate dal capo medico Agostino Bertoni al tenente Eleuterio
Pagliano
· Anonimo,Esposizione postuma delle opere di eleuterio
pagliano nel palazzo della societa’ per le belle arti,Tip. C.Monti
· Archivio storico del Comune di Varese,Comune di Varese,Cat.9,Cart. 133,Fasc.1
Sergio rebora, scheda in corso di stampa
LA BATTAGLIA DI VARESE
QUADRO STORICO
Nel 1859 Cavour decide di aumentare l’influenza dei Savoia sul resto
della penisola. Si incontra quindi con Napoleone III a Plombieres, dove si
accordano per la creazione di un regno dell’Alta Italia e anche di una confederazione
tra tutti gli altri stati italiani a guida del papa.
Napoleone III per permettere l’intervento della Francia, chiede che
siano gli austriaci ad attaccare, in modo da avere un “casus belli”: dunque i
piemontesi fanno in modo di provocare l’Impero Austro-Ungarico con incursioni
sul territorio del Lombardo-Veneto.
Gli austriaci rispondono alle provocazioni attaccando il Piemonte e
permettendo alla Francia di intervenire.
Varese, essendo una delle città più vicine al confine di Stato, fu
anche una delle prime città ad essere liberate.
LO SBARCO
Garibaldi viene messo al comando dei Cacciatori delle Alpi, un corpo
volontario dell’esercito Piemontese. Inizialmente ha il compito di supportare
gli eserciti Piemontesi e Francesi, ma poi su ordine di Vittorio Emanuele si
dirige verso il Ticino, sul confine, per invadere la Lombardia e dare inizio a
una rivolta popolare.
Volendo entrare di sorpresa in Lombardia manda ad Arona, la sera del 22
Maggio, le sue truppe per confondere gli Austriaci. Infatti verso mezzanotte
ritorna a Castelletto Ticino, dove attraversa il fiume con un ponte di barche.
La mattina del 23 Maggio entrano a Sesto Calende, dove Garibaldi parla
alla popolazione, suscitando l’entusiasmo delle masse. Lo stesso giorno verso
sera Garibaldi inizia a marciare verso Varese lasciando il capitano De
Cristoforis con 120 uomini e 3 guide a cavallo a Sesto Calende, inviando Bixio
ad Angera a conquistare alcuni battelli e facendolo accampare presso S. Andrea,
sulla strada per Luino. Intanto Simonetta si dirige verso Gallarate per
confondere il nemico. Il 25 Maggio De Cristoforis riceve l’avviso di Austriaci
che arrivano da Gallarate forti di 300 fanti, 130 cavalli e 2 pezzi di
artiglieria e quindi decide di preparare un’imboscata all’avanguardia degli Austriaci,
riuscendo a ritirarsi passando da Besozzo e Gavirate.
GARIBALDI A VARESE
Garibaldi arriva a Varese nella notte tra il 24 e il 25 Maggio e la
cittadinanza nonostante il temporale esce nelle strade ad accoglierli, cenando
e festeggiando con i Cacciatori delle Alpi.
Garibaldi organizza subito le difese della città, componendo una
guardia nazionale e chiamando nuovi volontari. Pubblica anche un proclama che
invita i giovani a prendere le armi.
La sera del 25 Maggio De Cristoforis si ricongiunge con Garibaldi. il
26 Maggio gli Austriaci iniziano a marciare su Varese guidati dal generale
Urban, con una forza di 6.000 fanti, 200 cavalli e 4 pezzi di artiglieria.
Alle 2 di notte suona l’allarme a Varese e tra le 4 e le 5 di mattina
inizia la battaglia. Gli Austriaci attaccano la barricata di Biumo Inferiore,
dove due compagnie di cacciatori li lasciano avvicinare per respingerli con
fuoco di moschetto fino a Belforte: qui gli Austriaci tentano un altro attacco,
ma vengono respinti fino a Malnate, da dove iniziano la ritirata.
DOPO LA BATTAGLIA
La mattina del 28 Maggio Garibaldi lascia Varese alla volta di Como per
snidare gli Austriaci. Il 31 il generale Urban ritorna a Varese con 14.000
uomini e per evitare il bombardamento della città chiede come riscatto. 3.000.000
di Lire, 300 buoi, tutto il tabacco e tutti i sigari presenti in città e a
garanzia di ciò 10 ostaggi.
La città di Varese non era in grado di pagare quest’enorme somma
(corrispondente a circa 26.000.000.000 di Lire odierne), quindi il nemico
inizia a bombardare incessantemente l’inerme città di Varese.
Le fonti utilizzate per la produzione di questo testo sono:
Giuseppe Monico, Il
pronunciamento di Varese e il generale Urban. Racconto di un lombardo
prigioniero degli austriaci, tipografia Ubicini, Varese, 1859
Vittore Ottolini, I Cacciatori
delle Alpi (1848-1859) scene storico militari, Libreria di Francesco
Sanvito, Milano, 1860
Alessandro Giuseppe Spinelli, Ricerche
spettanti a Sesto Calende, Stabilimento Civelli, Milano, 1880
Federico Della Chiesa, Notarelle
Varesine, Stabilimento di Arti Grafiche di Bagaini Codara & C., Varese,
1906
Diomede Enrico Tamborini, Garibaldi
a Sesto Calende nel 1859 (entrata dei Cacciatori delle Alpi in Lombardia), Cartoleria
tipografia Luigi Furlani, Sesto Calende, 1909
I CACCIATORI DELLE ALPI
I Cacciatori della Alpi erano
un gruppo di volontari che assunse l'organico di una brigata creati da Giuseppe
Garibaldi ed impiegati nella guerra del 1859. Si trattava di 3200 uomini con
l'uniforme dell'esercito sardo suddivisi in 3 reggimenti, formati ciascuno da 2 battaglioni. Il loro compito
era quello di penetrare e liberare il territorio Lombardo-Veneto, sostenendo
l'insurrezione delle popolazioni (come testimonia il Guerzoni nel
"Garibaldi") e incoraggiando
l'afflusso di nuovi volontari. L’entusiasmo in seguito alla vittoria di Varese
e allo spirito patriottico dei Cacciatori delle Alpi spinsero ad esempio parecchi paeselli sul
lago di Como ad insorgere. Era un corpo armato molto eterogeneo formato da
volontari provenienti dalle più diverse professioni, ma tutti animati dallo
stesso spirito patriottico e dal medesimo amore per la propria patria, come
scrive in una delle sue celebri raccolte, gli Amori Garibaldini, uno dei
maggiori esponenti dei Cacciatori delle Alpi, Ippolito Nievo:
“Rossi e grigi, grigi e rossi
Non contiamo più di cento;
Ma le speme che ci ha mossi
Ci moltiplica al cimento,
Ma siam giovani, ma caldi
Per l'italia siam d'amor:
Viva, viva Garibaldi,
Su spronate, o cacciator.”
È infatti Ippolito Nievo
uno dei personaggi di cui ci siamo occupati.
Nato a Padova nel 1831, fu un
grande intellettuale, patriota, idealista e scrittore; intraprese in un primo
momento gli studi ginnasiali a Verona per poi completarli in diverse città
italiane, da Pisa a Pavia, Mantova e diverse località friulane per poi
laurearsi in diritto a Padova nel 1855. Si impegnò nella propaganda letteraria
in favore dell'Indipendenza Italiana con un sonetto dedicato alla patria e la
stesura delle Confessioni d'un Italiano. La sua azione non si limitò
tuttavia al campo letterario e giornalistico ma si tradusse anche concretamente
nelle partecipazione nel 1848 all'insurrezione di Mantova e più tardi nel 1859
alla Seconda Guerra d'Indipendenza con la battaglia di Varese: nello stesso anno
si arruolò volontario nei Cacciatori a cavallo guidati da Garibaldi.
Contemporaneamente elaborò le liriche degli Amori Garibaldini,
pubblicate nel 1860 in volume dopo la Spedizione dei Mille.
Si tratta di una raccolta di
poesie che sono testimonianza diretta degli eventi della Guerra d'Indipendenza
e dello spirito patriottico da cui erano animati i componenti della milizia:
questi scritti sono attraversati da sentimenti che non possono lasciare
indifferente il lettore e che ben descrivono l'ardore e il coraggio di questi giovani volontari.
"Cavalieri improvvisati" che abbandonavano gli studi e le famiglie,
le loro vite e il loro futuro per battersi all'insegna di un'Italia unita:
“Imboscati all'acqua al sole,
Scarso il pane, il ciel per
tetto,
Per amanti le pistole
E la sella abbiam per letto,
Ma un amor non v'è che scaldi
Come l'odio all'oppressor:
Viva, viva Garibaldi,
Sempre avanti, o cacciator.”
Nonostante gli orrori e le
sofferenze della guerra, la lontananza e la nostalgia degli affetti e la loro
età giovane, lo spirito patriottico era tale che molti di loro si arruolarono
nella successiva spedizione dei Mille alla quale Nievo partecipò come capo
dell'amministrazione militare.
Fu proprio questo incarico a costargli la vita:
infatti imbarcatosi sulla nave “Ercole” con l’incarico di portare a Napoli
documenti riguardanti le finanze della spedizione dei Mille e carte di stato
riservate, morì nel misterioso naufragio della nave stessa. A distanza di più
di un secolo non sono ancora chiare le cause di questo naufragio
(naturali/assassinio di stato).
Un altro
giovane patriota che partecipò allo sbarco dei Cacciatori delle Alpi a Sesto
Calende, rappresentato nel quadro, fu Giuseppe Guerzoni. Nato a Mantova
nel 1835, studiò giurisprudenza e filosofia in varie università e fin da
giovane mostrò ideali politici liberali a causa dei quali fu costretto a
fuggire a Genova. In occasione delle lotte per l’unificazione d’Italia,
consolidò con Garibaldi un rapporto professionale e di grande amicizia. Egli
infatti si occupò della stesura della più conosciuta biografia di Garibaldi che
inizia con queste parole : “Amai Garibaldi con affetto di figlio e fedeltà di
soldato […] ” e prosegue con l’elenco delle imprese a cui insieme presero
parte, prima tra tutte la battaglia di Varese del 1859. Di questa città in
particolare riporta un elogio all’interno della sua opera di cui citiamo un
passo : “Varese giace come in una conca di colline, quali popolate da splendide
ville e da ameni giardini,quali vestiti ancora di macchie e di boscaglie che
formano al tempo stesso la sua delizia e il suo baluardo.”
Guerzoni fu
talmente colpito e affascinato dalla bellezza della città che, pur non avendo
alcun legame familiare con essa, richiese espressamente di essere sepolto qui.
La sua tomba in pietra di colore rosso,come lo erano le divise garibaldine, è
tutt’oggi visibile nel Cimitero Monumentale di Giubiano.
Non fu solo soldato in campo di battaglia ma lo fu anche in campo politico promuovendo riforme sull’istruzione e sulla separazione della Stato dalla Chiesa.
Non fu solo soldato in campo di battaglia ma lo fu anche in campo politico promuovendo riforme sull’istruzione e sulla separazione della Stato dalla Chiesa.
L’ultimo
personaggio di cui ci siamo occupate è Francesco Simonetta che ebbe un
ruolo di rilievo durante lo sbarco a Sesto Calende. Nato a Intra nel 1813,
combatté già da volontario nella Prima Guerra d’Indipendenza e prese parte alla
campagna garibaldina del 1859. Fu fondamentale la sua conoscenza del lago
Maggiore, grazie alla quale lo sbarco ebbe una buona riuscita: “Fortuna volle
che fra i Cacciatori ci fosse Francesco Simonetta. Pratico dei
luoghi,possessore di case e di poderi così sul Lago che sul Ticino […]” come
testimonia G. Guerzoni nella “Biografia di Garibaldi”. E ancora:
“Fu lui che accaparrò le barche e che concertò con il Generale il punto
nel quale poteva convenire fare il passaggio […]” come racconta G. Cadolini
nella sua opera “Memorie del Risorgimento”. Simonetta fu inoltre artefice, per
ordine di Giuseppe Garibaldi, di manovre diversive atte ad allontanare il
nemico austriaco dal luogo dello sbarco. Egli combatté all’insegna dell’ideale
patriottico che non lo abbandonò fino alla morte nel 1863.
“Nessuna marcia,fino ad allora,era
mai stata si celere e ordinata. Il pensiero che tra poche ore avrebbero calcato
il suolo di Lombardia,che per molti di loro era lo stesso suolo natio,dava le
ali ai cacciatori e trasfondeva nel sangue dei più fiacchi una lena novella.”
Essi avanzavano determinati cantando
con insolita allegria con la speranza di
vedere a breve l’Italia unita sotto un’unica bandiera.:
“Addio,mia bella,addio,
L’armata se ne va,
E se non partissi anch’io
Sarebbe una viltà.”
E l’ultima strofa :
“Si stracci il giallo e nero
Simbolo del dolor;
E l’Italiano altero
Innanzi il tricolor!”
BIBLIOGRAFIA
Ippolito Nievo, Gli Amori Garibaldini,La
Libreria Antiquaria Gagliardi,Como 1911
Giovanni Cadolini, Memorie del Risorgimento
dal 1848 al 1862,Tipografia Editrice
L.F. Cogliati,Milano 1911
Giuseppe Guerzoni,Garibaldi, vol I e
II, G. Barbera Editore, Firenze 1882
Lavoro di : Brazzale Margherita, Carosi Maria Vittoria,
Cauzzo Carola, Randazzo Federica
LA FAMIGLIA CAIROLI
La
famiglia Cairoli, tra le più insigni del
Risorgimento italiano, era composta da Carlo, professore di chirurgia a Pavia, liberale,
che nel 1848 divenne podestà della città
ed elargì fondi alla causa
indipendentista e da donna Adelaide Bono,
che educò i figli nel nome del patriottismo
e del senso civico. Costoro ebbero otto figli (5 maschi e 3 femmine):
Benedetto, Rachele, Teresa, Ernesto, Luigi, Enrico, Giovanni, Carolina. La famiglia
aveva acquistato dei possedimenti nella
comune di Groppello, vicino a Pavia, che, in seguito in loro onore, verrà
denominato Groppello Cairoli. Per quanto riguarda i 5 figli maschi
sappiamo che Enrico, Ernesto e Benedetto
entrarono a far parte del secondo reggimento del battaglione dei Cacciatori
delle Alpi durante la Seconda Guerra d’Indipendenza,
Luigi si arruolò nell'artiglieria ad Ivrea,
mentre Giovanni in un primo momento, data la giovane età,
non prese parte alle azioni risorgimentali. Successivamente Benedetto, Enrico e
Giovanni parteciperanno alla Terza Guerra d'Indipendenza. Dei 5 fratelli ne
morirono 4 mentre difendevano gli ideali indipendentisti; solo Benedetto
sopravvisse e si dedicherà alla neonata
politica italiana, ricoprendo il ruolo di deputato ed inseguito di Presiedente
del Consiglio. La nostra ricerca si è
concentrata principalmente sulle figure di Ernesto e Benedetto.
ERNESTO
Ernesto nacque il 20 settembre 1832 a Pavia e come
racconta il Carlo Carcano, podestà della città
di Varese, nel discorso di commemorazione di Ernesto, egli era un giovane
irrequieto d'animo dal temperamento sanguigno e nervoso, ma molto caritatevole,
amante della sua famiglia, in particolare della madre e soprattuto della
patria: la sua più alta aspirazione era l'indipendenza
italiana, per la quale si batté fino alla
morte. Le fonti ci dicono che iniziò a studiare
legge, ma si accorse che non si confaceva alla sua indole, quindi interruppe i
suoi studi, anche a causa del disaccordo con le leggi austriache. Nel 1853 Ernesto
dovette espatriare poiché il fratello
Benedetto era evaso. Nel febbraio prese parte a una dimostrazione pubblica di Unità
italiana e venne condannato a 14 giorni di carcere, motivo per cui si dovette
rifugiare nuovamente in Piemonte dove, con i tre fratelli, si arruolò
nel secondo reggimento comandato da Giacomo Medici nel corpo dei Cacciatori
delle Alpi. Il 26 maggio 1859 durante la battaglia di Varese, Ernesto Cairoli
morì
colpito alle spalle da due pallottole austriache mentre incitava alla lotta i suoi
compagni. In seguito il suo cadavere subì
sevizie al capo e al basso ventre. La morte di Ernesto è
ricordata per il suo patriottismo e la sua giovane età
da molti, tra cui Garibaldi che, nelle
sue memorie autobiografiche, narrò il dolore
alla vista del giovane morto e il successivo incontro col fratello Benedetto.
Rimase talmente impressionato da questa morte che propose persino di consegnare
una medaglia all'onore del giovane Ernesto. In un primo momento Ernesto venne
sepolto nel cimitero di Biumo inferiore dal parroco Giulio Magni e
dall'ingegnere Cattaneo; in seguito alle richieste della madre Adelaide Bono,
la salma venne riesumata e trasferita a Groppello nella tomba di famiglia.
Ernesto, nel suo testamento, aveva predisposto, qualora fosse morto, di
lasciare duemila lire al pittore Federico Faruffini, per realizzare un quadro
che ritraesse una scena di battaglia combattuta per l’indipendenza.
Il pittore Fariffini rappresentò l'assalto
alla barricata di Biumo Inferiore e la morte stessa di Ernesto: il quadro realizzato
venne poi consegnato al municipio e affidato all'Accademia della Belle Arti di
Pavia.
Pasquale
Contini, poeta risorgimentale varesino, scrisse la sera stessa della battaglia
una poesia nella quale immaginò un dialogo
tra Ernesto e la madre. Questo omaggio poetico fu particolarmente gradito a
Adelaide Bono: ciò é
deducibile dalla fitta corrispondenza intrapresa tra i due: "Ne' di lei
versi, ho ritrovato il mio Ernesto, l'angolo mio perduto... L'ho ritrovato
nella sua devozione a tutto quanto é nobile,
buono, grande, nel suo amore infinito
alla patria, nell'effetto che tendeva all'adorazione, a me desolata,
inconsolabile madre nel suo attaccamento alla famiglia."
BENEDETTO
Benedetto
Cairoli nacque il 28 gennaio 1825 a Pavia da Carlo Cairoli ed Adelaide Bono.
Frequentò le scuole pubbliche di Pavia
fino al ginnasio e completò la sua
formazione culturale con la laurea in legge nel 1850. Benedetto a differenza
del fratello Ernesto, non sembrava un ribelle: sebbene avesse forti sentimenti
patriottici, non li ostentò mai
pubblicamente, ma li tenne per sè e per pochi
intimi. Il Bonini lo descrive in questo modo: "bello, robusto, occhi
azzurri vivaci, viso aperto e sorridente, figura che esprimeva armonia."
Fu di orientamento neoguelfo, le prime testimonianze di un suo interessamento
alla causa italiana risalgono al 1847- 1848 e sono riscontrabili negli scambi
epistolari tra Benedetto e diversi suoi amici e conoscenti che condividevano
gli ideali indipendentisti. Partecipò
nel marzo 1848 alla Prima Guerra d’Indipendenza
con altri volontari pavesi. Al termine dei conflitto, rientrato nella vita
civile, diventò capofamiglia alla morte del
padre avvenuta nel 1849. Nel 1850 aderì
al partito mazziniano. Successivamente venne accusato di alto tradimento da
parte dell'Austria e per questo motivo si rifugiò
in Svizzera. Tornato poi in Italia e trasferitosi a Genova, incontrò
e strinse amicizia con Garibaldi. Allo scoppio della Seconda Guerra di
Indipendenza italiana, prese le armi con i fratelli Ernesto ed Enrico nel
secondo reggimento del battaglione dei Cacciatori delle Alpi, comandato da Giacomo
Medici. Dopo il trattato di Villafranca potè
tornare a vivere a Pavia. In seguito ricoprì
un'importante ruolo nella spedizione dei Mille in qualità
di capitano della settima compagnia, durante la quale Benedetto rimase ferito
ad una mano e alla gamba destra.
Nel
1861 venne eletto deputato e così iniziò
la sua carriera politica nelle file della
Sinistra. Nel 1866 con i fratelli Enrico e Giovanni, prese parte alla
Terza Guerra di Indipendenza in qualità
di colonnello. Alla fine di questa, egli riprese il suo ruolo politico sebbene
con minor zelo, dedicando maggior tempo alla famiglia, poiché
nel 1873 si sposò con la contessa Elena Sizzo.
Nel 1877 divenne presidente della Camera e successivamente presidente del Consiglio.
Nel 1878 sventa un attentato nei confronti del re Umberto I rimanendo ferito
lievemente ad una coscia. Dal 1878 al 1881 la situazione politica italiana
risultò particolarmente complessa ed
egli decise di dimettersi, ritirandosi a vita privata, per dedicare gli ultimi
anni della sua vita alla famiglia. Il re Umberto I come segno di riconoscenza e
per favorire la guarigione della malattia che lo aveva colpito, gli concese
l'onore di trascorrere gli ultimi giorni della sua vita presso villa Capo di Monte
a Napoli. Benedetto Cairoli morì l'8 agosto
del 1889.
Per
realizzare questo elaborato, abbiamo utilizzato le seguenti fonti:
F.
Carrano, Cacciatori
delle Alpi comandati dal generale Garibaldi nella guerra del 1859 in Italia,
Unione Tipografico-Editrice, Torino 1860.
P. Contini, Le armonie della vita, Tip. Libr. Editr. Ditta Giacomo Agnelli,
Milano 1897, pp.282-283.
S.
Contini, «All’Italia
questi versi popolari e patriottici con amore e riverenza intitolo e consacro»:
il poeta risorgimentale Pasquale Contini»,
«Terra e gente», n.19, 2011, pp. 223-252.
Archivio
Storico del Comune di Varese, Fondo
Risorgimento, cart. 12, fasc. 12, 2, fotografie della famiglia Cairoli.
Archivio
Storico del Comune di Varese, Fondo
Risorgimento, cart. 12, fasc. 12, 3,
Parole in commemorazione di Ernesto Cairoli dottore in
legge e soldato nel II Reggimento dei Cacciatori delle Alpi, Nella Topografia dei Fratelli Fusi, Pavia
1859.
Archivio
Storico del Comune di Varese, Fondo Risorgimento, cart. 12, fasc. 12, 1, litografia di Ernesto Cairoli con testo
autografo della madre Adelaide Bono Cairoli al parroco di Biumo.
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