mercoledì 27 febbraio 2013

Pagliano? Chi era costui?


Sharon, Paola, Giulia e Carlotta si stanno occupando di approfondire la committenza del dipinto  raffigurante Lo sbarco dei Cacciatori delle Alpi a Sesto Calende il 23 maggio 1865 e la figura di Eleuterio Pagliano, il pittore che dipinse l’opera grande quanto uno schermo cinematografico che si conserva a Villa Mirabello
Carlotta racconta che stanno utilizzando alcuni libri e diversi documenti risalenti all'Ottocento oltre alle numerose lettere scambiate tra gli eredi dei committenti e il direttore del museo di Villa Mirabello al tempo della donazione del dipinto alla Città di Varese, avvenuta nel 1952. 

Sharon, Paola, Giulia e Carlotta al lavoro nella biblioteca di Villa Mirabello
Carlotta tradisce l'emozione della ricerca e ci dice che: “Ci stiamo confrontando con fonti molto vicine all’artista, come ad esempio i carteggi scambiati da Pagliano con un suo caro amico. Dai documenti dell'epoca ricostruiamo in presa diretta la biografia del pittore, ed è così che abbiamo scoperto che non è stato solo artista, bensì anche un soldato e che venne direttamente coinvolto nelle vicende belliche del Risorgimento, come capo infermiere.”
Paola approfondisce il discorso: “Un altro dei nostri compiti è quello di scoprire la storia dell’opera, di analizzarla dal punto di vista artistico, studiando anche le opinioni della critica. Alcuni ad esempio si aspettavano un’opera più dinamica, che rispecchiasse meglio l’avvenimento storico.”

 Eleuterio Pagliano, Lo sbarco dei Cacciatori delle Alpi a Sesto Calende il 23 maggio 1859.
Sharon aggiunge infine che: “Ci sarebbero talmente tante cose da dire, che è impossibile descriverle tutte in un minuto! Siamo dei privilegiati. Abbiamo la possibilità infatti di confrontarci con dei documenti originali e di osservare il quadro a 5 cm di distanza. Un’opportunità unica insomma!”
Un'avventura particolare e una scoperta è stata la visita al Cimitero di Giubiano, dove sono sepolti alcuni garibaldini e dove abbiamo visto monumenti molti belli. Secondo Carlotta, in realtà “l’atmosfera era un po’macabra”, ma è importante distinguere la funzione di puro cimitero e la componente artistica del luogo, che viene solitamente poco considerata. Infatti, le tombe monumentali sono delle vere e proprie fonti storiche che non vanno assolutamente trascurate.
L'ultima battuta sulla libertà di questo tipo di lavoro. 

 Le ragazze sono concordi nel rilevare la bellezza di avere la possibilità di rendere noto un quadro altrimenti poco conosciuto: “Scoprendo un sacco di cose che altrimenti a scuola non avremmo mai studiato!” Poi l'approccio qui è tutto diverso rispetto a scuola dove l'attività è pianifica e siamo sempre un po’ controllati e indirizzati: i giovani del Cairoli imparano ad autogestirsi. 
Ma soprattutto “Niente ansia da voto! Facciamo questa cosa non perché siamo obbligati a farla ma perché ci interessa farla, si tratta di cultura vera e propria!!!”
Laura Giboli
per museicivicivarese.blogspot.it/

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