giovedì 28 marzo 2013

I soldi dei cittadini e il catalogo del Museo

Ieri mattina a Palazzo Estense, di fronte ad uno sparuto numero di giornalisti - ringrazio Chiara Frangi, Alessandra Toni e Clara Castaldo per aver avuto la pazienza di ascoltarci - l'Amministrazione comunale ha presentato il progetto di crowdfunding destinato alla stampa del Catalogo delle opere d'arte del Comune di Varese.
Avremo tempo di illustrate le scoperte, il tanto lavoro fatto, ci sarà modo in questi mesi di spiegare a cosa serve il catalogo. Un po' lo abbiamo già fatto e continueremo a farlo.
Ora una riflessione sulla modalità di finanzamento.
In questi ultimi quattro anni il Museo civico ha cercato di intercettare in maniera sempre più puntuale i bisogni delle persone attraverso varie strade: in particolare seguendo gli indirizzi dettati dai referenti politici eletti da migliaia di varesini, ascoltando le associazioni culturali, interpellando con assiduità studiosi, restauratori ed intenditori della materia, ci siamo confrontati con club di servizi e altri sostenitori.
Negli ultimi due anni poi abbiamo cercato di capire cosa vi serve anche attraverso internet, in modo da sperimentare la bontà del nostro servizio - siamo al vostro servizio!- in maniera ancora più allargata.
Contemporaneamente abbiamo ben chiaro il nostro lavoro secondo la legge e, in particolare, ogni atto che compiamo al Museo è una riflessione sulla Costituzione della Repubblica, che 
"promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione". Una cosa bellissima e degna di un paese modello per il mondo intero.
Niente altro.
Oggi si fanno avanti altre priorità, che tutti conosciamo e il contesto in cui noi svolgiamo il nostro lavoro è sempre più difficile. "Ci sono altre cose da finanziare prima della cultura". Questa frase si sente ad ogni angolo di strada: è un pensiero diffuso. Sbaglio?
Eppure noi sappiamo che la cultura sta alla sorgente della soluzione, non è un effetto collaterale del benessere: "Qual'è il danno per una persona se il suo educatore non ha una formazione culturale solida e aggiornata?". Oppure: "Quanto perde un'impresa italiana nel mondo globalizzato senza avere nel suo dna la cultura italiana?". E in generale: "Quali sono i danni per una società se educatori e imprese non usano la cultura come un faro?". Sono due esempi, anche banali.
Con il crowdfunding non vogliamo realizzare un progetto, ma modificare il contesto. 
Vogliamo cambiare la cornice.
In spiccioli (parola quanto mai significativa): meglio 2000 donazioni da 2 euro che una sola da 15.000.  Significherebbe che duemila persone hanno detto: "Non ho soldi, ma ci tengo!"
Per questo dovete essere presenti, smettere di pensare alle cose che non vanno, e dire: "Io ci sono!"
http://www.buonacausa.org/cause/catalogomuseivarese
DC


 

Nessun commento:

Posta un commento