giovedì 7 marzo 2013

LA FAMIGLIA CAIROLI


La famiglia Cairoli, tra le più insigni del Risorgimento italiano, era composta da Carlo, professore di chirurgia a Pavia, liberale, che nel 1848 divenne podestà della città ed elargì fondi alla causa indipendentista e da  donna Adelaide Bono, che educò i figli nel nome del patriottismo e del senso civico. Costoro ebbero otto figli (5 maschi e 3 femmine): Benedetto, Rachele, Teresa, Ernesto, Luigi, Enrico, Giovanni, Carolina. La famiglia aveva acquistato dei possedimenti  nella comune di Groppello, vicino a Pavia, che, in seguito in loro onore,  verrà denominato Groppello Cairoli. Per quanto riguarda i 5 figli maschi sappiamo  che Enrico, Ernesto e Benedetto entrarono a far parte del secondo reggimento del battaglione dei Cacciatori delle Alpi durante la Seconda Guerra dIndipendenza, Luigi si arruolò nell'artiglieria ad Ivrea, mentre Giovanni in un primo momento, data la giovane età, non prese parte alle azioni risorgimentali. Successivamente Benedetto, Enrico e Giovanni parteciperanno alla Terza Guerra d'Indipendenza. Dei 5 fratelli ne morirono 4 mentre difendevano gli ideali indipendentisti; solo Benedetto sopravvisse e si dedicherà alla neonata politica italiana, ricoprendo il ruolo di deputato ed inseguito di Presiedente del Consiglio. La nostra ricerca si è concentrata principalmente sulle figure di Ernesto e Benedetto.


ERNESTO

Ernesto  nacque il 20 settembre 1832 a Pavia e come racconta il Carlo Carcano, podestà della città di Varese, nel discorso di commemorazione di Ernesto, egli era un giovane irrequieto d'animo dal temperamento sanguigno e nervoso, ma molto caritatevole, amante della sua famiglia, in particolare della madre e soprattuto della patria: la sua più alta aspirazione era l'indipendenza italiana, per la quale si batté fino alla morte. Le fonti ci dicono che iniziò a studiare legge, ma si accorse che non si confaceva alla sua indole, quindi interruppe i suoi studi, anche a causa del disaccordo con le leggi austriache. Nel 1853 Ernesto dovette espatriare poiché il fratello Benedetto era evaso. Nel febbraio prese parte a una dimostrazione pubblica di Unità italiana e venne condannato a 14 giorni di carcere, motivo per cui si dovette rifugiare nuovamente in Piemonte dove, con i tre fratelli, si arruolò nel secondo reggimento comandato da Giacomo Medici nel corpo dei Cacciatori delle Alpi. Il 26 maggio 1859 durante la battaglia di Varese, Ernesto Cairoli morì colpito alle spalle da due pallottole austriache mentre incitava alla lotta i suoi compagni. In seguito il suo cadavere subì sevizie al capo e al basso ventre. La morte di Ernesto è ricordata per il suo patriottismo e la sua giovane età da molti,  tra cui Garibaldi che, nelle sue memorie autobiografiche, narrò il dolore alla vista del giovane morto e il successivo incontro col fratello Benedetto. Rimase talmente impressionato da questa morte che propose persino di consegnare una medaglia all'onore del giovane Ernesto. In un primo momento Ernesto venne sepolto nel cimitero di Biumo inferiore dal parroco Giulio Magni e dall'ingegnere Cattaneo; in seguito alle richieste della madre Adelaide Bono, la salma venne riesumata e trasferita a Groppello nella tomba di famiglia. Ernesto, nel suo testamento, aveva predisposto, qualora fosse morto, di lasciare duemila lire al pittore Federico Faruffini, per realizzare un quadro che ritraesse una scena di battaglia combattuta per lindipendenza. Il pittore Fariffini rappresentò l'assalto alla barricata di Biumo Inferiore e la morte stessa di Ernesto: il quadro realizzato venne poi consegnato al municipio e affidato all'Accademia della Belle Arti di Pavia.

Pasquale Contini, poeta risorgimentale varesino, scrisse la sera stessa della battaglia una poesia nella quale immaginò un dialogo tra Ernesto e la madre. Questo omaggio poetico fu particolarmente gradito a Adelaide Bono: ciò é deducibile dalla fitta corrispondenza intrapresa tra i due: "Ne' di lei versi, ho ritrovato il mio Ernesto, l'angolo mio perduto... L'ho ritrovato nella sua devozione a tutto quanto é nobile, buono,  grande, nel suo amore infinito alla patria, nell'effetto che tendeva all'adorazione, a me desolata, inconsolabile madre nel suo attaccamento alla famiglia."







BENEDETTO

Benedetto Cairoli nacque il 28 gennaio 1825 a Pavia da Carlo Cairoli ed Adelaide Bono. Frequentò le scuole pubbliche di Pavia fino al ginnasio e completò la sua formazione culturale con la laurea in legge nel 1850. Benedetto a differenza del fratello Ernesto, non sembrava un ribelle: sebbene avesse forti sentimenti patriottici, non li ostentò mai pubblicamente, ma li tenne per sè e per pochi intimi. Il Bonini lo descrive in questo modo: "bello, robusto, occhi azzurri vivaci, viso aperto e sorridente, figura che esprimeva armonia." Fu di orientamento neoguelfo, le prime testimonianze di un suo interessamento alla causa italiana risalgono al 1847- 1848 e sono riscontrabili negli scambi epistolari tra Benedetto e diversi suoi amici e conoscenti che condividevano gli ideali indipendentisti.  Partecipò nel marzo 1848 alla Prima Guerra dIndipendenza con altri volontari pavesi. Al termine dei conflitto, rientrato nella vita civile, diventò capofamiglia alla morte del padre avvenuta nel 1849. Nel 1850 aderì al partito mazziniano. Successivamente venne accusato di alto tradimento da parte dell'Austria e per questo motivo si rifugiò in Svizzera. Tornato poi in Italia e trasferitosi a Genova, incontrò e strinse amicizia con Garibaldi. Allo scoppio della Seconda Guerra di Indipendenza italiana, prese le armi con i fratelli Ernesto ed Enrico nel secondo reggimento del battaglione dei Cacciatori delle Alpi, comandato da Giacomo Medici. Dopo il trattato di Villafranca potè tornare a vivere a Pavia. In seguito ricoprì un'importante ruolo nella spedizione dei Mille in qualità di capitano della settima compagnia, durante la quale Benedetto rimase ferito ad una mano e alla gamba destra.

Nel 1861 venne eletto deputato e così iniziò la sua carriera politica nelle file della  Sinistra. Nel 1866 con i fratelli Enrico e Giovanni, prese parte alla Terza Guerra di Indipendenza in qualità di colonnello. Alla fine di questa, egli riprese il suo ruolo politico sebbene con minor zelo, dedicando maggior tempo alla famiglia, poiché nel 1873 si sposò con la contessa Elena Sizzo. Nel 1877 divenne presidente della Camera e successivamente presidente del Consiglio. Nel 1878 sventa un attentato nei confronti del re Umberto I rimanendo ferito lievemente ad una coscia. Dal 1878 al 1881 la situazione politica italiana risultò particolarmente complessa ed egli decise di dimettersi, ritirandosi a vita privata, per dedicare gli ultimi anni della sua vita alla famiglia. Il re Umberto I come segno di riconoscenza e per favorire la guarigione della malattia che lo aveva colpito, gli concese l'onore di trascorrere gli ultimi giorni della sua vita presso villa Capo di Monte a Napoli. Benedetto Cairoli morì l'8 agosto del 1889.



Per realizzare questo elaborato, abbiamo utilizzato le seguenti fonti:



F. Carrano, Cacciatori delle Alpi comandati dal generale Garibaldi nella guerra del 1859 in Italia, Unione Tipografico-Editrice, Torino 1860.



P. Contini, Le armonie della vita, Tip. Libr. Editr. Ditta Giacomo Agnelli, Milano 1897, pp.282-283.



S. Contini, «AllItalia questi versi popolari e patriottici con amore e riverenza intitolo e consacro»: il poeta risorgimentale Pasquale Contini», «Terra e gente», n.19, 2011, pp. 223-252.



Archivio Storico del Comune di Varese, Fondo Risorgimento, cart. 12, fasc. 12, 2, fotografie della famiglia Cairoli.

Archivio Storico del Comune di Varese, Fondo Risorgimento, cart. 12, fasc. 12, 3,

Parole in commemorazione di Ernesto Cairoli dottore in legge e soldato nel II Reggimento dei Cacciatori delle Alpi,  Nella Topografia dei Fratelli Fusi, Pavia 1859.

Archivio Storico del Comune di Varese, Fondo Risorgimento, cart. 12, fasc. 12, 1, litografia di Ernesto Cairoli con testo autografo della madre Adelaide Bono Cairoli al parroco di Biumo.

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