La
famiglia Cairoli, tra le più insigni del
Risorgimento italiano, era composta da Carlo, professore di chirurgia a Pavia, liberale,
che nel 1848 divenne podestà della città
ed elargì fondi alla causa
indipendentista e da donna Adelaide Bono,
che educò i figli nel nome del patriottismo
e del senso civico. Costoro ebbero otto figli (5 maschi e 3 femmine):
Benedetto, Rachele, Teresa, Ernesto, Luigi, Enrico, Giovanni, Carolina. La famiglia
aveva acquistato dei possedimenti nella
comune di Groppello, vicino a Pavia, che, in seguito in loro onore, verrà
denominato Groppello Cairoli. Per quanto riguarda i 5 figli maschi
sappiamo che Enrico, Ernesto e Benedetto
entrarono a far parte del secondo reggimento del battaglione dei Cacciatori
delle Alpi durante la Seconda Guerra d’Indipendenza,
Luigi si arruolò nell'artiglieria ad Ivrea,
mentre Giovanni in un primo momento, data la giovane età,
non prese parte alle azioni risorgimentali. Successivamente Benedetto, Enrico e
Giovanni parteciperanno alla Terza Guerra d'Indipendenza. Dei 5 fratelli ne
morirono 4 mentre difendevano gli ideali indipendentisti; solo Benedetto
sopravvisse e si dedicherà alla neonata
politica italiana, ricoprendo il ruolo di deputato ed inseguito di Presiedente
del Consiglio. La nostra ricerca si è
concentrata principalmente sulle figure di Ernesto e Benedetto.
ERNESTO
Ernesto nacque il 20 settembre 1832 a Pavia e come
racconta il Carlo Carcano, podestà della città
di Varese, nel discorso di commemorazione di Ernesto, egli era un giovane
irrequieto d'animo dal temperamento sanguigno e nervoso, ma molto caritatevole,
amante della sua famiglia, in particolare della madre e soprattuto della
patria: la sua più alta aspirazione era l'indipendenza
italiana, per la quale si batté fino alla
morte. Le fonti ci dicono che iniziò a studiare
legge, ma si accorse che non si confaceva alla sua indole, quindi interruppe i
suoi studi, anche a causa del disaccordo con le leggi austriache. Nel 1853 Ernesto
dovette espatriare poiché il fratello
Benedetto era evaso. Nel febbraio prese parte a una dimostrazione pubblica di Unità
italiana e venne condannato a 14 giorni di carcere, motivo per cui si dovette
rifugiare nuovamente in Piemonte dove, con i tre fratelli, si arruolò
nel secondo reggimento comandato da Giacomo Medici nel corpo dei Cacciatori
delle Alpi. Il 26 maggio 1859 durante la battaglia di Varese, Ernesto Cairoli
morì
colpito alle spalle da due pallottole austriache mentre incitava alla lotta i suoi
compagni. In seguito il suo cadavere subì
sevizie al capo e al basso ventre. La morte di Ernesto è
ricordata per il suo patriottismo e la sua giovane età
da molti, tra cui Garibaldi che, nelle
sue memorie autobiografiche, narrò il dolore
alla vista del giovane morto e il successivo incontro col fratello Benedetto.
Rimase talmente impressionato da questa morte che propose persino di consegnare
una medaglia all'onore del giovane Ernesto. In un primo momento Ernesto venne
sepolto nel cimitero di Biumo inferiore dal parroco Giulio Magni e
dall'ingegnere Cattaneo; in seguito alle richieste della madre Adelaide Bono,
la salma venne riesumata e trasferita a Groppello nella tomba di famiglia.
Ernesto, nel suo testamento, aveva predisposto, qualora fosse morto, di
lasciare duemila lire al pittore Federico Faruffini, per realizzare un quadro
che ritraesse una scena di battaglia combattuta per l’indipendenza.
Il pittore Fariffini rappresentò l'assalto
alla barricata di Biumo Inferiore e la morte stessa di Ernesto: il quadro realizzato
venne poi consegnato al municipio e affidato all'Accademia della Belle Arti di
Pavia.
Pasquale
Contini, poeta risorgimentale varesino, scrisse la sera stessa della battaglia
una poesia nella quale immaginò un dialogo
tra Ernesto e la madre. Questo omaggio poetico fu particolarmente gradito a
Adelaide Bono: ciò é
deducibile dalla fitta corrispondenza intrapresa tra i due: "Ne' di lei
versi, ho ritrovato il mio Ernesto, l'angolo mio perduto... L'ho ritrovato
nella sua devozione a tutto quanto é nobile,
buono, grande, nel suo amore infinito
alla patria, nell'effetto che tendeva all'adorazione, a me desolata,
inconsolabile madre nel suo attaccamento alla famiglia."
BENEDETTO
Benedetto
Cairoli nacque il 28 gennaio 1825 a Pavia da Carlo Cairoli ed Adelaide Bono.
Frequentò le scuole pubbliche di Pavia
fino al ginnasio e completò la sua
formazione culturale con la laurea in legge nel 1850. Benedetto a differenza
del fratello Ernesto, non sembrava un ribelle: sebbene avesse forti sentimenti
patriottici, non li ostentò mai
pubblicamente, ma li tenne per sè e per pochi
intimi. Il Bonini lo descrive in questo modo: "bello, robusto, occhi
azzurri vivaci, viso aperto e sorridente, figura che esprimeva armonia."
Fu di orientamento neoguelfo, le prime testimonianze di un suo interessamento
alla causa italiana risalgono al 1847- 1848 e sono riscontrabili negli scambi
epistolari tra Benedetto e diversi suoi amici e conoscenti che condividevano
gli ideali indipendentisti. Partecipò
nel marzo 1848 alla Prima Guerra d’Indipendenza
con altri volontari pavesi. Al termine dei conflitto, rientrato nella vita
civile, diventò capofamiglia alla morte del
padre avvenuta nel 1849. Nel 1850 aderì
al partito mazziniano. Successivamente venne accusato di alto tradimento da
parte dell'Austria e per questo motivo si rifugiò
in Svizzera. Tornato poi in Italia e trasferitosi a Genova, incontrò
e strinse amicizia con Garibaldi. Allo scoppio della Seconda Guerra di
Indipendenza italiana, prese le armi con i fratelli Ernesto ed Enrico nel
secondo reggimento del battaglione dei Cacciatori delle Alpi, comandato da Giacomo
Medici. Dopo il trattato di Villafranca potè
tornare a vivere a Pavia. In seguito ricoprì
un'importante ruolo nella spedizione dei Mille in qualità
di capitano della settima compagnia, durante la quale Benedetto rimase ferito
ad una mano e alla gamba destra.
Nel
1861 venne eletto deputato e così iniziò
la sua carriera politica nelle file della
Sinistra. Nel 1866 con i fratelli Enrico e Giovanni, prese parte alla
Terza Guerra di Indipendenza in qualità
di colonnello. Alla fine di questa, egli riprese il suo ruolo politico sebbene
con minor zelo, dedicando maggior tempo alla famiglia, poiché
nel 1873 si sposò con la contessa Elena Sizzo.
Nel 1877 divenne presidente della Camera e successivamente presidente del Consiglio.
Nel 1878 sventa un attentato nei confronti del re Umberto I rimanendo ferito
lievemente ad una coscia. Dal 1878 al 1881 la situazione politica italiana
risultò particolarmente complessa ed
egli decise di dimettersi, ritirandosi a vita privata, per dedicare gli ultimi
anni della sua vita alla famiglia. Il re Umberto I come segno di riconoscenza e
per favorire la guarigione della malattia che lo aveva colpito, gli concese
l'onore di trascorrere gli ultimi giorni della sua vita presso villa Capo di Monte
a Napoli. Benedetto Cairoli morì l'8 agosto
del 1889.
Per
realizzare questo elaborato, abbiamo utilizzato le seguenti fonti:
F.
Carrano, Cacciatori
delle Alpi comandati dal generale Garibaldi nella guerra del 1859 in Italia,
Unione Tipografico-Editrice, Torino 1860.
P. Contini, Le armonie della vita, Tip. Libr. Editr. Ditta Giacomo Agnelli,
Milano 1897, pp.282-283.
S.
Contini, «All’Italia
questi versi popolari e patriottici con amore e riverenza intitolo e consacro»:
il poeta risorgimentale Pasquale Contini»,
«Terra e gente», n.19, 2011, pp. 223-252.
Archivio
Storico del Comune di Varese, Fondo
Risorgimento, cart. 12, fasc. 12, 2, fotografie della famiglia Cairoli.
Archivio
Storico del Comune di Varese, Fondo
Risorgimento, cart. 12, fasc. 12, 3,
Parole in commemorazione di Ernesto Cairoli dottore in
legge e soldato nel II Reggimento dei Cacciatori delle Alpi, Nella Topografia dei Fratelli Fusi, Pavia
1859.
Archivio
Storico del Comune di Varese, Fondo Risorgimento, cart. 12, fasc. 12, 1, litografia di Ernesto Cairoli con testo
autografo della madre Adelaide Bono Cairoli al parroco di Biumo.
Nessun commento:
Posta un commento