I Cacciatori della Alpi erano
un gruppo di volontari che assunse l'organico di una brigata creati da Giuseppe
Garibaldi ed impiegati nella guerra del 1859. Si trattava di 3200 uomini con
l'uniforme dell'esercito sardo suddivisi in 3 reggimenti, formati ciascuno da 2 battaglioni. Il loro compito
era quello di penetrare e liberare il territorio Lombardo-Veneto, sostenendo
l'insurrezione delle popolazioni (come testimonia il Guerzoni nel
"Garibaldi") e incoraggiando
l'afflusso di nuovi volontari. L’entusiasmo in seguito alla vittoria di Varese
e allo spirito patriottico dei Cacciatori delle Alpi spinsero ad esempio parecchi paeselli sul
lago di Como ad insorgere. Era un corpo armato molto eterogeneo formato da
volontari provenienti dalle più diverse professioni, ma tutti animati dallo
stesso spirito patriottico e dal medesimo amore per la propria patria, come
scrive in una delle sue celebri raccolte, gli Amori Garibaldini, uno dei
maggiori esponenti dei Cacciatori delle Alpi, Ippolito Nievo:
“Rossi e grigi, grigi e rossi
Non contiamo più di cento;
Ma le speme che ci ha mossi
Ci moltiplica al cimento,
Ma siam giovani, ma caldi
Per l'italia siam d'amor:
Viva, viva Garibaldi,
Su spronate, o cacciator.”
È infatti Ippolito Nievo
uno dei personaggi di cui ci siamo occupati.
Nato a Padova nel 1831, fu un
grande intellettuale, patriota, idealista e scrittore; intraprese in un primo
momento gli studi ginnasiali a Verona per poi completarli in diverse città
italiane, da Pisa a Pavia, Mantova e diverse località friulane per poi
laurearsi in diritto a Padova nel 1855. Si impegnò nella propaganda letteraria
in favore dell'Indipendenza Italiana con un sonetto dedicato alla patria e la
stesura delle Confessioni d'un Italiano. La sua azione non si limitò
tuttavia al campo letterario e giornalistico ma si tradusse anche concretamente
nelle partecipazione nel 1848 all'insurrezione di Mantova e più tardi nel 1859
alla Seconda Guerra d'Indipendenza con la battaglia di Varese: nello stesso anno
si arruolò volontario nei Cacciatori a cavallo guidati da Garibaldi.
Contemporaneamente elaborò le liriche degli Amori Garibaldini,
pubblicate nel 1860 in volume dopo la Spedizione dei Mille.
Si tratta di una raccolta di
poesie che sono testimonianza diretta degli eventi della Guerra d'Indipendenza
e dello spirito patriottico da cui erano animati i componenti della milizia:
questi scritti sono attraversati da sentimenti che non possono lasciare
indifferente il lettore e che ben descrivono l'ardore e il coraggio di questi giovani volontari.
"Cavalieri improvvisati" che abbandonavano gli studi e le famiglie,
le loro vite e il loro futuro per battersi all'insegna di un'Italia unita:
“Imboscati all'acqua al sole,
Scarso il pane, il ciel per
tetto,
Per amanti le pistole
E la sella abbiam per letto,
Ma un amor non v'è che scaldi
Come l'odio all'oppressor:
Viva, viva Garibaldi,
Sempre avanti, o cacciator.”
Nonostante gli orrori e le
sofferenze della guerra, la lontananza e la nostalgia degli affetti e la loro
età giovane, lo spirito patriottico era tale che molti di loro si arruolarono
nella successiva spedizione dei Mille alla quale Nievo partecipò come capo
dell'amministrazione militare.
Fu proprio questo incarico a costargli la vita:
infatti imbarcatosi sulla nave “Ercole” con l’incarico di portare a Napoli
documenti riguardanti le finanze della spedizione dei Mille e carte di stato
riservate, morì nel misterioso naufragio della nave stessa. A distanza di più
di un secolo non sono ancora chiare le cause di questo naufragio
(naturali/assassinio di stato).
Un altro
giovane patriota che partecipò allo sbarco dei Cacciatori delle Alpi a Sesto
Calende, rappresentato nel quadro, fu Giuseppe Guerzoni. Nato a Mantova
nel 1835, studiò giurisprudenza e filosofia in varie università e fin da
giovane mostrò ideali politici liberali a causa dei quali fu costretto a
fuggire a Genova. In occasione delle lotte per l’unificazione d’Italia,
consolidò con Garibaldi un rapporto professionale e di grande amicizia. Egli
infatti si occupò della stesura della più conosciuta biografia di Garibaldi che
inizia con queste parole : “Amai Garibaldi con affetto di figlio e fedeltà di
soldato […] ” e prosegue con l’elenco delle imprese a cui insieme presero
parte, prima tra tutte la battaglia di Varese del 1859. Di questa città in
particolare riporta un elogio all’interno della sua opera di cui citiamo un
passo : “Varese giace come in una conca di colline, quali popolate da splendide
ville e da ameni giardini,quali vestiti ancora di macchie e di boscaglie che
formano al tempo stesso la sua delizia e il suo baluardo.”
Guerzoni fu
talmente colpito e affascinato dalla bellezza della città che, pur non avendo
alcun legame familiare con essa, richiese espressamente di essere sepolto qui.
La sua tomba in pietra di colore rosso,come lo erano le divise garibaldine, è
tutt’oggi visibile nel Cimitero Monumentale di Giubiano.
Non fu solo soldato in campo di battaglia ma lo fu anche in campo politico promuovendo riforme sull’istruzione e sulla separazione della Stato dalla Chiesa.
Non fu solo soldato in campo di battaglia ma lo fu anche in campo politico promuovendo riforme sull’istruzione e sulla separazione della Stato dalla Chiesa.
L’ultimo
personaggio di cui ci siamo occupate è Francesco Simonetta che ebbe un
ruolo di rilievo durante lo sbarco a Sesto Calende. Nato a Intra nel 1813,
combatté già da volontario nella Prima Guerra d’Indipendenza e prese parte alla
campagna garibaldina del 1859. Fu fondamentale la sua conoscenza del lago
Maggiore, grazie alla quale lo sbarco ebbe una buona riuscita: “Fortuna volle
che fra i Cacciatori ci fosse Francesco Simonetta. Pratico dei
luoghi,possessore di case e di poderi così sul Lago che sul Ticino […]” come
testimonia G. Guerzoni nella “Biografia di Garibaldi”. E ancora:
“Fu lui che accaparrò le barche e che concertò con il Generale il punto
nel quale poteva convenire fare il passaggio […]” come racconta G. Cadolini
nella sua opera “Memorie del Risorgimento”. Simonetta fu inoltre artefice, per
ordine di Giuseppe Garibaldi, di manovre diversive atte ad allontanare il
nemico austriaco dal luogo dello sbarco. Egli combatté all’insegna dell’ideale
patriottico che non lo abbandonò fino alla morte nel 1863.
“Nessuna marcia,fino ad allora,era
mai stata si celere e ordinata. Il pensiero che tra poche ore avrebbero calcato
il suolo di Lombardia,che per molti di loro era lo stesso suolo natio,dava le
ali ai cacciatori e trasfondeva nel sangue dei più fiacchi una lena novella.”
Essi avanzavano determinati cantando
con insolita allegria con la speranza di
vedere a breve l’Italia unita sotto un’unica bandiera.:
“Addio,mia bella,addio,
L’armata se ne va,
E se non partissi anch’io
Sarebbe una viltà.”
E l’ultima strofa :
“Si stracci il giallo e nero
Simbolo del dolor;
E l’Italiano altero
Innanzi il tricolor!”
BIBLIOGRAFIA
Ippolito Nievo, Gli Amori Garibaldini,La
Libreria Antiquaria Gagliardi,Como 1911
Giovanni Cadolini, Memorie del Risorgimento
dal 1848 al 1862,Tipografia Editrice
L.F. Cogliati,Milano 1911
Giuseppe Guerzoni,Garibaldi, vol I e
II, G. Barbera Editore, Firenze 1882
Lavoro di : Brazzale Margherita, Carosi Maria Vittoria,
Cauzzo Carola, Randazzo Federica
Nessun commento:
Posta un commento