giovedì 7 marzo 2013

I CACCIATORI DELLE ALPI


I Cacciatori della Alpi erano un gruppo di volontari che assunse l'organico di una brigata creati da Giuseppe Garibaldi ed impiegati nella guerra del 1859. Si trattava di 3200 uomini con l'uniforme dell'esercito sardo suddivisi in 3 reggimenti, formati  ciascuno da 2 battaglioni. Il loro compito era quello di penetrare e liberare il territorio Lombardo-Veneto, sostenendo l'insurrezione delle popolazioni (come testimonia il Guerzoni nel "Garibaldi") e  incoraggiando l'afflusso di nuovi volontari. L’entusiasmo in seguito alla vittoria di Varese e allo spirito patriottico dei Cacciatori delle Alpi  spinsero ad esempio parecchi paeselli sul lago di Como ad insorgere. Era un corpo armato molto eterogeneo formato da volontari provenienti dalle più diverse professioni, ma tutti animati dallo stesso spirito patriottico e dal medesimo amore per la propria patria, come scrive in una delle sue celebri raccolte, gli Amori Garibaldini, uno dei maggiori esponenti dei Cacciatori delle Alpi, Ippolito Nievo:
“Rossi e grigi, grigi e rossi
Non contiamo più di cento;
Ma le speme che ci ha mossi
Ci moltiplica al cimento,
Ma siam giovani, ma caldi
Per l'italia siam d'amor:
Viva, viva Garibaldi,
Su spronate, o cacciator.”



È infatti Ippolito Nievo uno dei personaggi di cui ci siamo occupati.

Nato a Padova nel 1831, fu un grande intellettuale, patriota, idealista e scrittore; intraprese in un primo momento gli studi ginnasiali a Verona per poi completarli in diverse città italiane, da Pisa a Pavia, Mantova e diverse località friulane per poi laurearsi in diritto a Padova nel 1855. Si impegnò nella propaganda letteraria in favore dell'Indipendenza Italiana con un sonetto dedicato alla patria e la stesura delle Confessioni d'un Italiano. La sua azione non si limitò tuttavia al campo letterario e giornalistico ma si tradusse anche concretamente nelle partecipazione nel 1848 all'insurrezione di Mantova e più tardi nel 1859 alla Seconda Guerra d'Indipendenza con la battaglia di Varese: nello stesso anno si arruolò volontario nei Cacciatori a cavallo guidati da Garibaldi. Contemporaneamente elaborò le liriche degli Amori Garibaldini, pubblicate nel 1860 in volume dopo la Spedizione dei Mille.
Si tratta di una raccolta di poesie che sono testimonianza diretta degli eventi della Guerra d'Indipendenza e dello spirito patriottico da cui erano animati i componenti della milizia: questi scritti sono attraversati da sentimenti che non possono lasciare indifferente il lettore e che ben descrivono l'ardore e  il coraggio di questi giovani volontari. "Cavalieri improvvisati" che abbandonavano gli studi e le famiglie, le loro vite e il loro futuro per battersi all'insegna di un'Italia unita:


“Imboscati all'acqua al sole,
Scarso il pane, il ciel per tetto,
Per amanti le pistole
E la sella abbiam per letto,
Ma un amor non v'è che scaldi
Come l'odio all'oppressor:
Viva, viva Garibaldi,
Sempre avanti, o cacciator.”

Nonostante gli orrori e le sofferenze della guerra, la lontananza e la nostalgia degli affetti e la loro età giovane, lo spirito patriottico era tale che molti di loro si arruolarono nella successiva spedizione dei Mille alla quale Nievo partecipò come capo dell'amministrazione militare.
Fu proprio questo incarico a costargli la vita: infatti imbarcatosi sulla nave “Ercole” con l’incarico di portare a Napoli documenti riguardanti le finanze della spedizione dei Mille e carte di stato riservate, morì nel misterioso naufragio della nave stessa. A distanza di più di un secolo non sono ancora chiare le cause di questo naufragio (naturali/assassinio di stato).
Un altro giovane patriota che partecipò allo sbarco dei Cacciatori delle Alpi a Sesto Calende, rappresentato nel quadro, fu Giuseppe Guerzoni. Nato a Mantova nel 1835, studiò giurisprudenza e filosofia in varie università e fin da giovane mostrò ideali politici liberali a causa dei quali fu costretto a fuggire a Genova. In occasione delle lotte per l’unificazione d’Italia, consolidò con Garibaldi un rapporto professionale e di grande amicizia. Egli infatti si occupò della stesura della più conosciuta biografia di Garibaldi che inizia con queste parole : “Amai Garibaldi con affetto di figlio e fedeltà di soldato […] ” e prosegue con l’elenco delle imprese a cui insieme presero parte, prima tra tutte la battaglia di Varese del 1859. Di questa città in particolare riporta un elogio all’interno della sua opera di cui citiamo un passo : “Varese giace come in una conca di colline, quali popolate da splendide ville e da ameni giardini,quali vestiti ancora di macchie e di boscaglie che formano al tempo stesso la sua delizia e il suo baluardo.”
Guerzoni fu talmente colpito e affascinato dalla bellezza della città che, pur non avendo alcun legame familiare con essa, richiese espressamente di essere sepolto qui. La sua tomba in pietra di colore rosso,come lo erano le divise garibaldine, è tutt’oggi visibile nel Cimitero Monumentale di Giubiano.
Non fu solo soldato in campo di battaglia ma lo fu anche in campo politico promuovendo riforme sull’istruzione e sulla separazione della Stato dalla Chiesa.











L’ultimo personaggio di cui ci siamo occupate è Francesco Simonetta che ebbe un ruolo di rilievo durante lo sbarco a Sesto Calende. Nato a Intra nel 1813, combatté già da volontario nella Prima Guerra d’Indipendenza e prese parte alla campagna garibaldina del 1859. Fu fondamentale la sua conoscenza del lago Maggiore, grazie alla quale lo sbarco ebbe una buona riuscita: “Fortuna volle che fra i Cacciatori ci fosse Francesco Simonetta. Pratico dei luoghi,possessore di case e di poderi così sul Lago che sul Ticino […]” come testimonia G. Guerzoni nella “Biografia di Garibaldi”.  E ancora:  “Fu lui che accaparrò le barche e che concertò con il Generale il punto nel quale poteva convenire fare il passaggio […]” come racconta G. Cadolini nella sua opera “Memorie del Risorgimento”. Simonetta fu inoltre artefice, per ordine di Giuseppe Garibaldi, di manovre diversive atte ad allontanare il nemico austriaco dal luogo dello sbarco. Egli combatté all’insegna dell’ideale patriottico che non lo abbandonò fino alla morte nel 1863.

“Nessuna marcia,fino ad allora,era mai stata si celere e ordinata. Il pensiero che tra poche ore avrebbero calcato il suolo di Lombardia,che per molti di loro era lo stesso suolo natio,dava le ali ai cacciatori e trasfondeva nel sangue dei più fiacchi una lena novella.”
Essi avanzavano determinati cantando con insolita allegria  con la speranza di vedere a breve l’Italia unita sotto un’unica bandiera.:

“Addio,mia bella,addio,
L’armata se ne va,
E se non partissi anch’io
Sarebbe una viltà.”
E l’ultima strofa :
“Si stracci il giallo e nero
Simbolo del dolor;
E l’Italiano altero
Innanzi il tricolor!”



BIBLIOGRAFIA
Ippolito Nievo, Gli Amori Garibaldini,La Libreria Antiquaria Gagliardi,Como 1911

Giovanni Cadolini, Memorie del Risorgimento dal 1848 al 1862,Tipografia Editrice
L.F. Cogliati,Milano 1911

Giuseppe Guerzoni,Garibaldi, vol I e II, G. Barbera Editore, Firenze 1882

Lavoro di : Brazzale Margherita, Carosi Maria Vittoria, Cauzzo Carola, Randazzo Federica

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